Come investire nei PIR

Consultique
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Come investire nei PIR

E’ ancora presto per stabilire se i piani individuali di risparmio farranno bene al sistema e ai privati cittadini, disposti a correre un rischio Italia in cambio di un azzeramento delle tasse. Sulla carta, lo strumento istituito con la Legge di Stabilità 2017 per promuovere l‘investimento a lungo termine attraverso incentivi fiscali, convogliando nuovi flussi di capitale a favore dell’economia reale della Penisola, ha alcuni meriti indiscutibili. Offre alle imprese tricolori un canale di finanziamento alternativo a quello bancario, ingessato dallo smaltimento dei crediti deteriorati. Richiama l'attenzione su un comparto azionario e obbligazionario – quello delle società piccola e media capitalizzazione trascurato dai risparmiatori. E concede in cambio, a determinate condizioni, il risparmio delle tasse. Rimangono, però alcuni nodi: le piccole imprese meno strutturate saranno di fatto escluse. Inoltre, dato che i Pir saranno declinati in proposte commerciali dall'industria del risparmio gli investitori dovranno prestare attenzione al costo dei prodotti per evitare che i benefici fiscali vengano prosciugati dalle commissioni. In ogni caso, non sono adatti a tutte le tasche: con una forte concentrazione di rischio sull’Italia, possono infatti trovare spazio solo in portafogli sufficientemente diversificati. Alcuni punti del provvedimento, comunque, restano da chiarire. E’ assodato che ogni risparmiatore possa sottoscrivere un solo Pir, e ciascun piano debba avere un unico intestatario. Ma non si sa se sarà possibile fare operazioni di switch (trasferimento) tra fondi e comparti. In molti casi gli intermediari non sono ancora pronti a distribuirli perché devono prima fare alcuni aggiustamenti al loro sistema per adeguarlo alle nuove regole sulla fiscalità. Alcuni Pir, però, sono già in vetrina. E, nei prossimi mesi, almeno 20 operatori lanceranno una proposta ad hoc.
 
Le previsioni contenute nella relazione tecnica al provvedimento legislativo indicano un obiettivo di raccolta crescente, da 1,8 miliardi nel 2017, a 5,4 miliardi nel 2021: si calcola un totale di 18 miliardi di euro e 1,2 milioni di sottoscrittori in cinque anni, con un importo medio di 15.000 euro a persona. «Sono stime molto prudenti - osserva Enrico Filippi, analista di Banca Akros 7. lpotizzamdo un ulteriore investimento di 5.000 euro l'anno per ogni sottoscrittore e una performance lorda annua del 2,2%, si ottiene una cifra complessivamente superiore ai 22 miliardi».
 
Insomma le premesse sono interessanti. Ma occorre essere preparati. Ecco cosa bisogna sapere prima di sottoscrivere un Pir.
Il nostro intervento su CorrierEconomia
  • 3) Qual è il livello di commissioni accettabile per un Pir? | Quali spese vanno monitorate?
Se la detassazione rappresenta uno dei principali punti di forza di questi strumenti, è fondamentale che le spese siano contenute, per evitare che erodano completamente i benefici fiscali. Come regola generale, occorre verificare che le commissioni di gestione siano in linea con quelle previste in media sui prodotti della stessa tipologia: secondo un’indagine realizzata da Fida, le spese di gestione equivalgono in media all'1,67% per i fondi azionari, allo 0,87% per gli obbligazionari e all’ 1,42% peri bilanciati. Per le classi distribuite alla clientela al dettaglio, ci si può aspettare un costo annuo tra l’1,00% ed il 2,50%, a seconda della tipologia dell'investimento. Con molta probabilità, verranno applicate commissioni di ingresso di entità anche rilevante», avverte Piermattia Menon, analista di Consultique. Se si vuole evitare che il risparmio legato ai benefici fiscali svanisca, è necessario assicurarsi che il prodotto non preveda fee di ingresso e uscita. Anche nel caso delle gestioni patrimoniali, occorrerà prestare attenzione: i fondi verranno inseriti nella gestione probabilmente con una classe istituzionale, che prevede in genere commissioni di gestione dimezzate rispetto alla classe retail. «Ma è verosimile che il risparmio sulle fee annue sia più che compensato dal costo della linea di gestione, che si aggira, facilmente, attorno allì1-1,5% e su cui paga l'Iva al 22%. Un discorso analogo vale per le polizze d'investimento - precisa Menon -. Alle spese dei fondi interni si sovrappongono i caricamenti applicati dalle compagnie assicurative". L'auspicio è che qualche emittente di Etf possa prendere parte al mercato, offrendo prodotti a costi inferiori - vicini allo 0,5% - e senza commissioni d'ingresso. A Piazza Affari, è quotato un solo Etf a replica dell'indice Ftse Mib Cap, che rispetta i criteri d'investimento stabiliti: è commercializzato da Lyxor. Sarebbe necessaria una semplice modifica dei regolamenti del fondo per essere ammesso nel recinto dei Pir. Al momento, però, la società non si sbilancia.

 
I COSTI
Le commissioni di gestione medie dei fondi
 
Fondi azionari: 1,65%
Fondi Obbligazionari: 0,87%
Fondi bilanciati: 1,42%


 
  • 5) A chi sono adatti? Quali risparmiatotri posso usarli? Chi farà meglio a evitarli?
Nonostante i benefici fiscali facciano indiscutibilmente gola, i Pir non sono adatti a tutti i profili di rischio. Si tratta di un investimento caraterizzato da una forte esposizione all’Italia, in cui almeno un quinto del portafoglio è destinato ad azioni e debito emessi da società a media e piccola capitalizzazione della Penisola, che potrebbero essere soggette ad ampie oscillazioni e a un rischio liquidità superiore rispetto alle blue chip.
 
Secondo gli esperti, quindi, i Piani individuali di risparmio, si prestano a rivestire un ruolo satellite — non superiore al 10% del portafoglio — in patrimoni di una certa entità, per garantire un livello sufficiente di diversificazione. «Il solo vantaggio fiscale non giustifica di per sé l'investimento nei Pir. Potrebbero esporre i risparmiatori a un rischio eccessivo se collocati indiscriminatamente fino a rappresentare la parte preponderante del portafoglio. Non vorremmo che ai risparmiatori fosse proposto l’ennesimo investimento rischioso con il pretesto del risparmio sulle imposte. Ovviamente – precisa Piermattia Menon, analista di Consultique – può risultare adatto a chi è alla ricerca di un’esposizione alle piccole e medie imprese italiane e oggi ha l’opportunità di sfruttare le agevolazioni. In ogni caso, la scelta dei titoli da acquistare richiede le competenze di un investitore professionale, specialmente nella selezione delle società. Il “fai da te” – ovvero l’opzione dei futuri Pir in deposito amministrato – è fortemente sconsigliato ai risparmiatori inesperti.


 
 
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