Destreggiarsi tra “value” e “growth”

Consultique
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Destreggiarsi tra “value” e “growth”

Destreggiarsi tra “value” e “growth”
Leggere bene i prospetti di fondi o Etf per capire l’approccio adottato

La straordinaria performance di Wall Street (e non solo) ha riacceso il dibattito sulle migliori strategie da cavalcare. In particolare l’euforia intorno ai titoli tecnologici ha spinto la lancetta a favore degli approcci più aggressivi: è l’eterno confronto-scontro tra titoli value (valore) e growth (crescita). In linea di principio il “value” segue indicatori di bilancio, in particolare il price to book o il dividend yield, e va a selezionare quelle azioni che hanno fondamentali più interessanti. L’esuberanza che si è creata sui mercati ha favorito le azioni growth a partire dal settore tecnologici. Titoli che hanno multipli ovviamente più alti ma cavalcano il buon momento congiunturale. 
«Sul mercato - spiega Rocco Probo, analista Consultique - sono nati molti strumenti, Etf o fondi, che sfruttano gli approcci “value” e “growth”. Per differenziarsi le case di investimento spesso utilizzano strategie leggermente diverse le une dalle altre. Quello che può essere un titolo “value” per un fondo non lo è per un altro fondo simile. È quindi sempre importante andare a leggere quali sono le azioni che costituiscono il fondo o l’Etf e come vengono ponderati»
Le strategie fattoriali entrano a pieno titolo in questo confronto in quanto possono cavalcare sia l’aspetto del valore che quello della crescita (attraverso l’approccio legato al momentum). Non sono approcci passivi perché non replicano un indice preconfezionato ma non sono neppure strategie attive in quanto il gestore in linea di massima adotta dei modelli quantitativi che vengono poi calati sul mercato. «In futuro - conclude Probo - queste strategie avranno sempre maggior peso perché gli Etf e i fondi si specializzeranno sempre più con questi approcci e l’investitore avrà più opzioni per costruire il suo portafoglio». — An.Gen.


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