Medico che vuole ritirarsi quattro anni prima

Consultique
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Medico che vuole ritirarsi quattro anni prima

Medico che vuole ritirarsi quattro anni prima
Il Quesito
Sono un medico dipendente pubblico, senza vincoli famigliari, con un reddito netto di circa 50 mila euro l’anno, non svolgo libera professione. All’inizio del 2017 compirò 60 anni di età con 40 di contribuzione, in parte derivante da riscatto della laurea. L’attività lavorativa mi è ormai insopportabile, ma secondo la normativa Fornero la prima uscita possibile è solo nel 2020, con la cosiddetta pensione anticipata. Gradirei ricevere una opinione rispetto a due possibili soluzioni che mi sembra di aver almeno teoricamente individuato. Dimettermi e chiedere all’Inps la prosecuzione volontaria del versamento dei contributi previdenziali. Mi costerebbe circa 30 mila euro all’anno, per tre anni, cioè circa 100 mila euro, più o meno quello che dovrei ottenere come Tfr, ora pagato dopo tre anni dalla cessazione. La seconda ipotesi è quella di dimettermi e acquistare una polizza vita premio unico e rendimento vitalizio immediato; alla mia età il coefficiente attuariale dovrebbe essere di circa il 4,5%. Con la rendita assicurativa potrei attendere la maturazione della pensione di vecchiaia, presumibilmente a 67 anni. Perderei la disponibilità di parte del mio patrimonio, ma non ho eredi. La rendita potrebbe essere indicizzata? E sarebbe al sicuro dal fisco?

Probabilmente l'ipotesi di cambiare l'ambiente lavorativo è da lei è già stata scartata e quindi passiamo alla sua domanda molto tecnica che le dico subito che richiedere una consulenza ad hoc da parte di un consulente indipendente (o del lavoro) o di un patronato. Vanno infatti vagliati con attenzione i suoi estratti conto contributivi. Inutile ora parlare di polizza, il tutto dipende infatti dal primo pilastro, ossia dall’entità stimata della sua pensione pubblica. “Se al 31 dicembre 1995, compresi i riscatti e le contribuzioni figurative (per esempio il servizio militare), lei ha maturato almeno 18 anni di contributi al suo calcolo pensionistico verrà applicato il vestito mezzo retributivo fino al 31 dicembre 2011, - spiega Giuseppe Romano esperto previdenziale e consulenti indipendenti della società Consultique -. Mentre se non ha meno il metodo retributivo verrà applicato fino agli anni di lavoro a fine 1995. Tanto più lungo è il periodo retributivo tanto maggiore sarà l'effetto degli ultimi redditi (in particolare degli ultimi 5 anni) di lavoro compresi l'eventuale contribuzioni volontarie”. Il calcolo retributivo penalizza il lavoratore se gli ultimi redditi sono calanti mentre se i redditi, come nel suo caso della contribuzione volontaria, sono appiattiti sugli ultimi eredi da lavoro, allora andrà fatta una valutazione più analitica per decidere un’eventuale prosecuzione volontaria prima di procedere alla valutazione di alternative come la polizza. “In effetti l'importo complessivo del trattamento pensionistico nel sistema misto, come nel caso in esame, non può eccedere quello che sarebbe stato liquidato con l'applicazione delle regole di calcolo vigenti prima della data di entrata in vigore della riforma Fornero del 2011, computando, ai fini della determinazione della misura del trattamento, l’anzianità contributiva necessaria per il conseguimento del diritto alla prestazione, integrata da quella eventualmente maturata fra la data di conseguimento del diritto e la data di decorrenza del primo periodo utile per la corresponsione della prestazione stessa” conclude Romano.