Università: come farla diventare (da subito) un'asset previdenziale

Consultique
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Università: come farla diventare (da subito) un'asset previdenziale

Università: come farla diventare (da subito) un'asset previdenziale
Il riscatto della laurea può essere un’alternativa competitiva rispetto al fondo pensione. «Tuttavia — precisa Giuseppe Romano, direttore dell’ufficio studi di Consultique — bisogna pesare bene pro e contro». Partiamo dai benefici fiscali: i contributi sono deducibili dal richiedente, o detraibili dal reddito dei genitori nella misura del 19%. Quanto costa? Se il corso di laurea è successivo al 31 dicembre del 1995, l’esborso, per ogni anno, è pari al reddito lordo annuo maturato nei 12 mesi precedenti alla richiesta, moltiplicato per l’aliquota del 33%. Se la domanda viene trasmessa all’Inps prima d’iniziare a lavorare, la stessa aliquota si applica al reddito minimo imponibile per commercianti e artigiani (15.548 per il 2016). I pagamenti possono essere dilazionati fino a un massimo di 120 rate mensili, senza interessi. Ci sono altri fattori da considerare: «Il coefficiente di conversione in rendita utilizzato per la pensione pubblica è premiante, di norma, rispetto a quello applicato dai fondi pensione. I contributi per il riscatto non hanno alcun costo, mentre i fondi pensione sì. Ma — precisa Romano — la previdenza complementare dà accesso a rendimenti potenzialmente più elevati rispetto alla rivalutazione del capitale garantita dall’Inps. Con il metodo contributivo non è di per sé più vantaggioso chiedere il riscatto all’inizio del percorso lavorativo, anche se questo consente di impegnarsi a versare anche solo un centinaio di euro al mese. Una postilla: con le regole attuali, il riscatto non sempre anticipa l’uscita pensionistica.

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