Fondi, gli effetti del prelievo per competenza

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Fondi, gli effetti del prelievo per competenza

Fonte: Il Sole 24 Ore; 19/06/2004

Crediti d’imposta

Fondi, gli effetti del prelievo per competenza

Com’è noto, sui fondi mobiliari e Sicav italiani, a differenza di altri Paesi, sul risultato di gestione maturato in ciascun anno al Sgr preleva e versa all’erario un ammontare del 12,5%, a titolo d’imposta sostitutiva. Mentre se il risultato di gestione nei periodi d’imposta successivi: sorge dunque un diritto a pagare meno imposte sui futuri incrementi patrimoniali (risparmio d’imposta).

Ai fini di una corretta determinazione del valore unitario della quota (Nav), la Sgr deve calcolare quotidianamente il risultato della gestione e, se positivo, applicare la relativa imposta che viene accantonata nel passivo del bilancio costituendo il debito d’imposta. Quest’ultimo sarà liquidato all’erario solo alla fine dell’anno. Il Nav così diminuito, esprimerà un valore al netto delle imposte. Invece, nel caso di risultato di gestione negativo la Sgr accredita giornalmente al fondo un importo pari al 12,5% della riduzione del valore del patrimonio determinando un maggior valore della quota Nav che incorpora il “risparmio” d’imposta”. Nei periodi di crescita degli asset in cui il fondo investe, il Nav giornaliero tenderà a crescere di meno rispetto ad un fondo estero: mentre nei periodi di discesa, il Nav del fondo italiano perderà di menon rispetto a quello estero.

Questo sistema di tassazione produce svantaggi. Pagamenti d’imposte su plusvalenze maturate, ma non ancora realizzate penalizzano gli aderenti e creano distorsioni concorrenziali poichè viene sottratta liquidità agli investimenti in essere capitalizzando nel lungo periodo meno rendimento rispetto ai fondi esteri. Per il risparmiatore ciò si traduce in un pagamento anticipato dell’imposta rispetto al momento d’effettivo incasso dei relativi proventi. Per le Sgr in una penalizzazione in fase di comparazione e d’analisi verso i competitori stranieri. L’ eventuale passaggio al principio di cassa renderebbe più agevole e meno oneroso il confronto e lo studio tra un fondo italiano verso il rispettivo benchmark dichiarato, così come verso i fondi esteri. Va sottolineato come questo meccanismo abbia impattato fortemente sui fondi italiani legati aimercati tecnologici. Questi fondi, dopo essere esplosi durante la bolla, hanno subito in seguito pesanti perdite: grazie alla peculiarità di questo meccanismo di tassazione, è cresciuta in maniera rilevante, all’interno del Nav, la componente “risparmio d’imposta” a discapito degli asset finanziari. Nell’ultimo anno, i risparmiatori non hanno potuto beneficiare appieno della ripresa del settore innconsapevoli di investire più nell’erario che nel relativo mercato finanziario. Si auspica che vada avanti il progetto di riformare il principio di competenza, attualmente in vigore, verso l’adozione del principio di cassa ossia tassazione direttamente in capo all’aderente (e non al fondo) all’atto del disinvestimento così come già avviene per i fondi esteri. Il nuovo sistema renderebbe più appetibile ai non residenti i fondi italiani. Il fisco perderebbe un gettito anticipato d’entrate, ma darebbe ai nostri fondi un passaporto più europeo.

Giuseppe Romano