Gli strumenti per puntare sulla Cina

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Gli strumenti per puntare sulla Cina

Dopo decenni caratterizzati da una straordinaria cavalcata del Pil, tra il 2015 e 2016 il “dragone asiatico” ha registrato una crescita deel 6,9% e 6,7%. Pur essendo i livelli più bassi da circa 25 anni, risultano sicuramente superiori rispetto ai paesi sviluppati e ad altri paesi emergenti; inoltre osservando il dato in termini assoluti, il Pil cinese è quadruplicato rispetto ai valori del 2000. A pesare negli ultimi anni è stato in particolare il crollo delle esportazioni legato al calo del prezzo delle materie prime e della domanda globale. L’obiettivo cinese, per favorire la ripresa del Paese punta quindi a rafforzare il consumo interno, anche per ridurre l’elevato surplus della bilancia commerciale che crea squilibri globali. A sostenere il Pil - per un 15% circa - è il mercato immobiliare, dove i prezzi hanno registrato un forte incremento, sostenendo da un lato l’inflazione - ora pari al 2% - ma dall’altro creando un elevato indebitamento delle famiglie, facendo temere lo scoppio di una bolla immobiliare. Per quanto riguarda il mercato del lavoro, la Cina presenta un tasso di disoccupazione fermo al 4% circa, dimostrandosi uno dei Paesi con il miglior livello di occupati.

La Borsa cinese nell’estate del 2015 ha subito lo scoppio della bolla speculativa, con i valori dell’indice di Shanghai (grafico a lato) crollati di quasi il 45% da giugno ad agosto. La fuga di capitali registrata in questo periodo, con le conseguenti pressioni al ribasso sullo yuan, hanno costretto la banca centrale cinese a intervenire sulla divisa, con la maggior svalutazione degli ultimi due decenni. Dopo l’elezione di Trump è stata ulteriormente svalutata la valuta, al tasso più debole dal 2010, a causa dei timori per le politiche protezionistiche Usa, con l’imposizione di tasse sulle importazioni.

 
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