I nuovi poveri? I pensionati del futuro

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I nuovi poveri? I pensionati del futuro

Fonte: L’Arena, 21/12/2003

 

Già oggi un terzo della popolazione della nostra provincia vive con redditi estremamente modesti. E gli studi documentano che la situazione peggiorerà 

 

I nuovi poveri? I pensionati del futuro

La media dell’importo mensile è di 593,28 euro ma è destinata a scendere almeno del 15%

 

di Ferruccio Pinotti

 

Sono i «nuovi poveri», i veronesi che sopravvivono ai limiti della miseria: i pensionati. Un esercito di circa 250.000 persone (solo le pensioni erogate nel Veronese dall’Inps nel 2002 sono state 212.850), quasi un terzo della popolazione, ovvero una persona su tre che rischia di vivere in condizioni sempre più precarie. Sì, perché l’importo medio delle pensioni erogate dall’Inps nella provincia scaligera, l’anno scorso, è stato di 593,28 euro, ma questa è appunto una media. Nella realtà c’è chi percepisce di più ma anche di meno.


Il ministro Tremonti aveva promesso ai pensionati una sorpresa per Natale, ovvero «un aumento con la tredicesima». Ma questo, anche a Verona, non muta la condizione di una marea di individui che, stretti dall’aumento dei prezzi e dalla perdita di potere d’acquisto, è costretta a fare i salti mortali.


Si tratta tuttavia di una realtà che non riguarda solo gli ultrassentacinquenni, ma che coinvolge invece fasce sociali molto più giovani. Talché il futuro dei giovani veronesi sarà ancor più drammatico di quello degli anziani di oggi.


Recenti studi hanno documentato che il sistema pensionistico attuale, ovvero il contributivo, è destinato ad impoverire gli anziani di domani. Con tagli, rispetto alle pensioni attuali (frutto del vecchio sistema retributivo), che supereranno il 30%.


Il popolo dei veronesi dai capelli grigi sarà costretto a «costruirsi» la pensione con il sistema contributivo, per il quale bisognerà aver maturato 40 anni di lavoro. Ma in ogni caso il trattamento percepito sarà inferiore, a parità di anni lavorati, rispetto a quello calcolato col sistema retributivo. Il risultato sarà che un figlio che abbia lavorato quanto il padre (facendo lo stesso lavoro) percepirà una pensione significativamente inferiore.


Nasce perciò l’esigenza di costruirsi pensioni integrative o comunque forme di accumulo che consentano di integrare le misere pensioni di domani.


«Il passaggio da un sistema retributivo a un sistema contributivo risulta fortemente penalizzante per i pensionati», spiega l’Ufficio Studi di CONSULTIQUE, una società scaligera indipendente che, oltre ad altri ambiti, si occupa anche di previdenza. «La pensione sarà proporzionale rispetto ai versamenti, ma questo è svantaggioso rispetto al passato. Con questo metodo di calcolo si percepirà almeno un 15 per cento in meno rispetto al passato. Esiste un "gap" del quale chi è ancora al lavoro deve tenere conto. Bisogna perciò integrare la pensione tradizionale con altre forme di risparmio».


I tranelli, però, attendono il lavoratore al varco. Come è possibile vedere nella tabella costruita da CONSULTIQUE, al «pilastro» della pensione pubblica se ne affiancano altri. Non tutti vantaggiosi, però.


«I fondi pensione "chiusi", accessibili solo a determinate categorie professionali, sono i più vantaggiosi per il lavoratore. I fondi "aperti", accessibili a tutti, lo sono fino alla copertura del beneficio fiscale. Ancor meno vantaggiosi sono i piani individuali di previdenza e le polizze vita», spiegano gli esperti di CONSULTIQUE.


In parecchi casi è molto più conveniente, rispetto alle polizze vita od altri prodotti più recenti, come le considdette «unit-linked» o «index-linked»- che presentano costi elevati- affiancare alla pensione di base (e al fondo chiuso) investimenti diretti in obbligazioni e titoli di Stato.


«Oppure è possibile affidarsi (si veda la parte inferiore della tabella) a nuovi strumenti come gli Etf. Gli Etf - Exchange Traded Fund- sono fondi comuni di investimento aperti indicizzati, che replicano fedelmente un indice di riferimento, detto "benchmark". Gli Etf sono privi di commissioni di performance e possono essere acquistati presso qualsiasi sportello bancario, come una qualsiasi azione; e non bisogna rivolgersi direttamente dalla società emittente> , assicurano gli esperti.


Qualsiasi sia la scelta, è necessario «coprirsi le spalle». Un recente convegno della Fondazione Toniolo indica che il progressivo aumento dell’età media prefigura, anche a Verona, un vero e proprio problema sociale.


Già oggi, il Comune di Verona vede 52.750 persone oltre i 65 anni. Dal ’71 ad oggi il numero di abitanti oltre questa soglia ha più che raddoppiato il suo peso ed è passato dal 10,84 al 22,2 per cento.


Va aggiunto poi che il 30% dei 168.000 nuclei familiari con un ultrassentacinquenne è costituito da una sola persona. In definitiva, il 38% della popolazione della città ha più di 55 anni ed il 22% più di 65 anni. Urgono quindi politiche sociali atte a venire incontro ad una fascia della popolazione sempre più vasta ed alle prese con un peggioramento progressivo del proprio livello di vita.


 

LE PENSIONI

A VERONA

- QUANTE

Nel 2002 solo le pensioni

erogate dall’Inps nella

nostra provincia

sono state 212.850 .

- QUANTO

L’importo medio delle

pensioni erogate dall’Inps

nella provincia scaligera,

l’anno scorso, è stato

di 593,28 euro.

- GLI ANZIANI

Nel Comune di Verona

vivono 52.750 persone oltre

i 65 anni. Dal ’71 a oggi

il numero di abitanti oltre

questa soglia è più

che raddoppiato, passando

dal 10,84 al 22,2 per cento.

- LE PERSONE SOLE

Il 30% dei 168.000 nuclei

familiari con un

ultrasessantacinquenne

è costituito da una sola

persona.