In Borsa è l’anno del Bufalo ora la Cina traina i listini

Consultique
Consultique

In Borsa è l’anno del Bufalo ora la Cina traina i listini

IN BORSA È L’ANNO DEL BUFALO, ORA LA CINA TRAINA I LISTINI
IN BORSA È L’ANNO DEL BUFALO, ORA LA CINA TRAINA I LISTINI


L'inizio del nuovo anno del calendario cinese coincide con una fase rialzista dei mercati azionari asiatici. Al pari del boom di Wall Street del 2020, digitale e tecnologie restano però sugli scudi.

Il nuovo anno del Bufalo, appena iniziato sul calendario cinese, è di buon auspicio. Il Fondo monetario internazionale prevede che la crescita economica del Paese del dragone sarà dell`8,1% nel 2021 e del 5,6% circa nei 2022. Anche meglio dell'America di Joe Biden per cui le stime viaggiano. rispettivamente. su un 5.1% e un 2.5%. L’entusiasmo non manca. E i primi a festeggiare sul mercato - soprattutto azionario - sono gli investitori che dopo la scorpacciata dell'anno scorso sui titoli dei colossi di di Wall Street stanno ora puntando con più decisione ad oriente.
Da inizio anno ad oggi i dati di Morningstar Direct sulle migliori categorie di fondi globali. sul podio c’è solo un solo protagonista: la Cina. In tutte le sue declinazioni. dato che le scommesse spaziano dalle azioni della Grande Cina (+18,2% da inizio dell'anno del calendario internazionale) alle A-shares cinesi (+14.7%) i titoli di società quotate in renminbi e scambiate sulle Borse di Shanghai e di Shenzhen.
Che, secondo gli esperti, potrebbero rappresentare una dette più ghiotte opportunità di investimento per chi vuole investire nei mercati asiatici. Seguono le aziende americane a piccola capitalizzazione che hanno già reso, da inizio anno, un +13.6%. E poi ancora Asia (senza il Giappone), le biotecnologie e il comparto tecnologico tout court grande protagonista del 2020 insieme alle energie rinnovabili. Ma quando si dice Cina si parla anche di energia e tecnologia, impegnata com'è a diventare carbon-neutral entro il 2060.
Le ipotesi sono che il Paese accelerrà uno dei due suoi obiettivi principali, limitando la quota di carbone nel mix energetico primario al 52% e spingendo i combustibili non fossili al 20%, anticipandoli dal 2030 al 2025. «Questo scenario implica una crescita del 90% delle energie rinnovabili nei prossimi cinque anni. Pertanto. molte aziende del settore sono destinate a beneficiarne, offrendo un forte sostegno agli investitori››. afferma Pascal Dudle. head of listed impact di Vontobel Asset Management. Per Marcin Adamczyk. head of emerging market debt di NN investment Partners, «la crescita economica della Cina dovrebbe superare nettamente quella degli Stati Uniti. La Repubblica Popolare potrebbe diventare un elettro-stato. con le imprese cinesi che oggi producono più del 70% dei moduli solari del mondo, il 69% delle batterie agli ioni di litio e il 45% delle turbine eoliche. Controllano anche gran parte della raffinazione dei minerali essenziali per l'energia pulita. come il cobalto e il litio».
Così, nonostante le turbolenze politiche e socioeconomiche del globo, i mercati continuano a essere rialzisti. E così, i listini continuano a correre, almeno per ora. «Non si tratta più solo di recuperare quanto perso durante la pandemia: ormai si sconta una crescita prospettica ulteriore per i prossimi anni. Elemento di supporto è l'ampia liquidità sistemica», spiega Andrea Cattapan di Consultique, società di consulenza indipendente. Un po' di prudenza non guasta: «Tecnologia e energie alternative sono temi validi anche per il lungo periodo ma sarebbe preferibile esporsi a queste nicchie di mercato in maniera moderata, diversificata e progettando magari un accumulo su una fase di debolezza». aggiunge Cattapan. La Cina incassa comunque un netto sì. «Dopo anni di sottoperformance e dopo il periodo incerto legato alia guerra commerciale con gli Usa, ora l'azionario asiatico mostra i muscoli. E di certo l'area geografica con maggiore potenziale di crescita e ci sono aziende in grado di competere quasi alla pari con le grandi capitalizzazioni americane, specie tecnologiche».
Un altro aspetto è il riallineamento dei portafogli da parte degli investitori istituzionali, fino a qualche tempo fa scarichi di azioni cinesi. «l flussi seguono quindi la necessità di esporsi in prospettiva sulla componente che peserà di più nei portafogli di domani». osserva ancora Cattapan. Per Roberto Rossignoli, portfolio manager di Moneyfarm «il mercato azionario resta la migliore (forse l'unica) alternativa a disposizione dell'investitore con obiettivo di protezione del capitale per generare rendimento nel lungo termine. Ciò che è richiesto è un lavoro attento sul mix di asset e l'attenzione al controllo della volatilità di breve. Oltre a quelle che potrebbero essere le tendenze del mondo post-pandemia». E sulla Cina conclude: «I mercati azionari cinesi sono divisi in azioni quotate nei centri finanziari locali (onshore) e azioni quotate offshore. Le ultime sono già una parte importante degli indici azionari emergenti, mentre le prime vengono lentamente integrate nei benchmark internazionali. Entrambi gli indici continuano a mantenere un profilo molto volatile».
Altri aspetti da tenere d'occhio restano i controlli sui capitali ancora stringenti, un ambiente finanziario legato alla politica, la mancanza di un'infrastruttura completamente sviluppata per supportare la negoziazione. Ma, osserva Rossignoli, la Cina «resta una asset class sempre più importante soprattutto a medio lungo termine». Archiviato l’anno del topo, ora tocca dunque al bufalo. Sperando che non tradisca.

Francesca Vercesi