Plus24: BITCOIN, come l'onda scuote il mondo della consulenza

Consultique
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Plus24: BITCOIN, come l'onda scuote il mondo della consulenza

CONSULENTI DIVISI ALLA META. C’È CHI ARRIVA FINO AL 10% E CHI SCEGLIE DI STARNE FUORI
CONSULENTI DIVISI ALLA META. C’È CHI ARRIVA FINO AL 10% E CHI SCEGLIE DI STARNE FUORI


IL PARERE DEGLI INDIPENDENTI

Senza pregiudizi. I consulenti finanziari indipendenti affrontano il tema bollente delle criptovalute con atteggiamento distaccato, quasi chirurgico: è una nuova forma di investimento a cui approcciarsi in modo responsabile e, soprattutto, spiegando al cliente/investitore i rischi sottostanti, anche quelli informatici. Ecco la sintesi delle risposte del 61% di consulenti che nell’indagine di Plus24 ha dichiarato di utilizzare le criptovalute e di suggerirle ai clienti. Fra di loro, importante segnalarlo, il 90% consiglia di investire in Bitcoin & affini attraverso strumenti finanziari (Etc, Etn, certificati, Etf e titoli correlati all’andamento delle cripto).

Attenti all’hacker
La scelta di evitare l’acquisto diretto ha varie motivazioni. «Agli investitori ho segnalato la presenza di Etp (vedi glossario nella pagina a fianco, ndr) acquistabili e inseribili nel normale portafoglio titoli – ricorda Daniele Bosio –. Un suggerimento rivolto soprattutto alle persone che non hanno dimestichezza con l’uso di internet o in generale con il pc, condizione necessaria al fine di poter comprare le criptovalute utilizzando le exchange ma soprattutto per proteggerle dai pirati informatici». Le exchange sono piattaforme di scambio, siti privati dove è necessario aprire un profilo (account) per poter operare: non ci sono però le garanzie di sicurezza pari a quelle delle tradizionali Borse valori.
«L’esposizione indiretta tramite Etn o Certificati – fanno sapere da Consultique – consente di rimanere all’interno del servizio di consulenza finanziaria e di evitare questioni burocratiche, come la denuncia nella dichiarazione dei redditi delle attività detenute all’estero, anche se potrebbe essere fiscalmente inefficiente».
C’è poi chi sceglie un sistema misto, diretto e indiretto: «Consideriamo solo le criptovalute più note come Bitcoin ed Ethereum– sottolinea Linda Leodari –, sulle quali possiamo proporre sia l’investimento tramite certificati tracker ovvero strumenti che ne replicano l’andamento e che hanno anche un’efficienza in termini fiscali; oppure tramite acquisto diretto, attraverso piani di accumulo o servizi di acquisto e vendita diretti, come ad esempio un conto digitale su carta prepagata». C’è chi invece ne fa una questione di importi: «Oltre i 50mila euro – dichiara Stelvio Bo – utilizzo la piattaforma The Rock Trading, acquistando soltanto i Bitcoin, la moneta più affidabile e liquida. Per importi sotto quella soglia, uso gli Etf».

Portafogli e percentuali
Qual è la percentuale massima in portafoglio? Qui il panorama si fa più variegato. La metà dei consulenti che suggeriscono criptovalute, si pone il 5% come limite massimo. Una piccola parte (20%) dei partecipanti all’indagine si spinge fino al 10% del portafoglio. Il tutto dopo un’attenta profilazione del rischio e una netta presa di coscienza: «È da un anno e mezzo che parlo costantemente di criptovalute ai clienti – spiega Andrea Zanella –. Circa un terzo di loro le ha in portafoglio. Gliene ho parlato dopo una profonda e attenta analisi personale». Le criptovalute sono investimenti rischiosi «ma – rileva Roberto D’Addario – è una asset su cui oggi è possibile investire e quindi merita di essere preso in considerazione». Fabrizio Taccuso segnala: «Alcuni studi hanno dimostrato che l’inserimento di Bitcoin nel portafoglio aumenta il rendimento complessivo senza aggiungere un rischio elevato in quanto poco correlato con le asset class tradizionali. Una quota in portafoglio tra il 2 e il 5% ne migliora l’efficienza».

C’è chi dice no
Sulle criptovalute non c’è però il pensiero unico. Ci sono consulenti che non le consigliano ai clienti o che hanno fatto marcia indietro. E spiegano perché. «Non utilizziamo criptovalute – dice Marcello Rubiu –. Non le consideriamo come strumento di investimento ma solamente di trading e di speculazione. Ne sconsigliamo l’uso anche in autonomia». C’è infine chi le ha utilizzate ma poi ha preferito uscirne: «Al momento non ne abbiamo in portafoglio, abbiamo deciso di vendere – spiega Ida Pagnottella –. Penso che negli ultimi tempi le criptovalute siano diventate una moda. Mi sto confrontando con i clienti ma per ora preferisco attendere».

Vitaliano D’Angerio