Consulenti di banche e reti che si definiscono "indipendenti": 4 cose che devi sapere

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Consulenti di banche e reti che si definiscono "indipendenti": 4 cose che devi sapere

Con la nascita dell’Albo OCF a dicembre 2018 si è finalmente aperto il mercato italiano ai consulenti finanziari indipendenti rinominati “autonomi” da normativa. Questi professionisti non lavorano per nessuna banca o rete ma solo per i propri clienti, in quanto gli è vietata la vendita di prodotti finanziari eliminando così il conflitto di interesse tipico della consulenza finanziaria tradizionale (banche e reti).

Un investitore o risparmiatore italiano può oggi visitare il sito dell’Organismo di vigilanza e tenuta dell’Albo Unico dei consulenti finanziari (OCF) e scegliere se affidarsi ad un consulente finanziario di una banca o rete (consulente finanziario abilitato all’offerta fuori sede) o ad un consulente finanziario indipendente (o autonomo) che lavora in proprio o per conto di una società indipendente (SCF).

L’indipendenza nella consulenza finanziaria è il brand più forte che un consulente può spendere con i propri clienti, per questo motivo molti consulenti finanziari “tradizionali” ovvero legati ad un intermediario finanziario hanno iniziato a definirsi a livello di comunicazione e marketing “indipendenti”. Questo porta ad una confusione agli occhi dei risparmiatori che danneggia il mercato e la trasparenza degli attori in questo settore.

Un’evidenza viene fornita dai dati che provengono dal social N°1 nel mondo dei professionisti: LinkedIn.

Secondo una ricerca effettuata dall’agenzia di comunicazione e marketing “Regina Rossa”, su LinkedIn ci sono oltre 740 “autodefiniti” consulenti finanziari indipendenti.

Considerando che non tutti i consulenti finanziari autonomi (o indipendenti) sono già presenti su LinkedIn con un profilo personale e che il numero ad oggi è di poco inferiore a 500 in tutt’Italia, verificando sul sito dell’Organismo OCF, molti di questi lavorano per una banca o rete.

Il primo nostro consiglio è quello di verificare sul sito dell’Organismo OCF la corretta iscrizione. Un consulente finanziario indipendente può e deve essere iscritto solo alla sezione denominata “consulente finanziario autonomo”.

Sappiamo però che essendo l’Albo OCF di recente nascita, pochi risparmiatori conoscono chi sono tutti gli attori del mercato finanziario e come verificarne l'iscrizione. Qui trovate 4 cose da sapere se un consulente finanziario si dichiara indipendente senza essere iscritto alla sezione corretta.

1. “Sono un consulente finanziario indipendente”: cosa dice la normativa

Non molti sanno che esiste il “requisito di indipendenza” (art. 5 del D.M. n. 206/2008) che si applica solo ai consulenti finanziari autonomi. Il requisito indica che i consulenti non possono:

  • avere rapporti che condizionano l’indipendenza di giudizio
  • percepire alcuna forma di beneficio da altri che non siano il cliente

In poche parole non si può lavorare per nessun emittente o intermediario finanziario e non si può ricevere nessuna remunerazione se non dal cliente stesso.

Consulenti di banche e reti che si definiscono


2. “La mia banca o rete ha tanti accordi commerciali allora sono e/o opero come un indipendente”

Molte realtà bancarie importanti italiane hanno una cosiddetta “architettura aperta”, ovvero tanti accordi commerciali che permettono ai consulenti finanziari che lavorano per loro di poter scegliere tra tanti prodotti “a listino”.

L’indipendenza però non è data dal numero di prodotti che possono essere venduti, ma dal sistema di incentivazione sottostante: infatti alcuni prodotti remunerano il consulente più di altri (è garantita l’indipendenza di giudizio?).

Questo si può evincere anche dalla descrizione delle posizioni lavorative aperte come consulente sui vari siti degli intermediari: si parla di posizioni “altamente incentivanti”.

3. “Posso consigliare ETF e farmi pagare una parcella allora sono e/o opero come un indipendente”

Sebbene sia ancora poco diffuso in Italia, alcune banche e reti hanno iniziato ad applicare il modello “fee-based” nel quale il consulente può applicare anche una parcella oltre a percepire le commissioni sui prodotti.

La parcella viene in realtà applicata sul prodotto e non sul servizio di consulenza (e pianificazione). E’ la banca a decidere su quali prodotti il consulente può applicarla, a quali condizioni e quanto in termini di grandezza. La parcella viene poi divisa tra la banca e il consulente.

Per investimenti sotto i 100.000 euro, la parcella fee-based che viene applicata da una delle più grandi reti italiane è:

Si capisce chiaramente che laddove gli strumenti finanziari non remunerano il consulente o la banca (nel caso di ETF), la banca applica una parcella fee-based. In quei prodotti finanziari come i fondi comuni attivi italiani (che sono in media tra i più costosi al mondo secondo il Global Investor Experience Study di Morningstar), non viene applicata nessuna parcella.

La remunerazione tramite commissioni rimane quindi per i fondi comuni attivi, polizze assicurative, prodotti previdenziali e tutti gli altri prodotti.

Il consulente finanziario di una banca o rete potrà mai consigliare di aprire un conto su un’altra banca? Trattare le condizioni e i costi applicati dal proprio intermediario? Consigliare di detenere liquidità e non investire? Anche questi rientrano nei servizi della consulenza indipendente.

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4. “Anche io faccio la pianificazione per i miei clienti, allora sono e/o opero come un indipendente”

La “vera” pianificazione parte dall’analisi della situazione attuale del cliente sotto il profilo finanziario, previdenziale, assicurativo e così via. Esempi di analisi possono essere: convenienza a versare in un secondo fondo pensione complementare, a riscattare gli anni di laurea, analisi di efficienza del fondo attivo, della solidità delle banche del cliente…non sempre da queste analisi scaturisce poi l’acquisto di un prodotto finanziario.

Le banche e reti non adottano software evoluti di financial planning per poter fare questo tipo di valutazioni per i propri clienti in quanto è il prodotto che remunera, non il servizio di consulenza e pianificazione. Se non c’è vendita, la remunerazione è pari a zero.

La consulenza finanziaria ha vissuto due epoche: prima e dopo il 2001 quando Consultique ha portato la consulenza finanziaria indipendente in Italia cambiando profondamente il mercato che prima era basato esclusivamente sulla vendita di prodotti finanziari. Se vuoi saperne di più sulla consulenza finanziaria indipendente puoi seguire il nostro blog qui sul sito o i nostri profili LinkedIn, Instagram, YouTube.

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