Come individuare il bravo gestore che genera valore per i sottoscrittori

Consultique
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Come individuare il bravo gestore che genera valore per i sottoscrittori

Come individuare il bravo gestore che genera valore per i sottoscrittori
Consultique mette a punto un modello che assembla più indicatori per selezionare i fondi.

Oggi è diventato più che mai difficile per gli investitori districarsi nella marea di fondi comuni sul mercato. Sono oltre 33mila quelli a disposizione considerando tutte le classi che le case d’investimento offrono nelle differenti versioni dello stesso fondo. Ogni prodotto può essere “personalizzato” per i diversi canali distributivi, con differenti livelli commissionali, valute di riferimento e tipologie di gestione dei proventi (distribuzione o accumulazione). La proliferazione dell’offerta rende sempre più arduo scovare i gestori più bravi anche agli investitori più esperti, operatori professionali compresi. 

L’analisi 
L’Ufficio Studi di Consultique ha condotto uno studio per esaminare l’extra-rendimento ottenuto negli ultimi 10 anni dai 724 fondi comuni appartenenti alla categoria Azionari Globali. Sul lungo termine solo meno della metà (45%) dei gestori hanno battuto il benchmark, ovvero il parametro - composto da uno o più indici - che indica il rischio tipico del mercato di riferimento in cui può essere investito il patrimonio. Ma considerando i costi che gravano sul fondo, e quindi indirettamente sui sottoscrittori, le performance conseguite dal gestore riducono decisamente le possibilità per l’investitore di conseguire extra-performance rispetto al mercato di riferimento, il cui andamento può essere replicato con un meno dispendioso Etf. Al netto dei costi, solo 107 fondi (14,8% del totale) sono riusciti a generare nel decennio extra-rendimento positivo. 

Più paghi, meno guadagni 
Al crescere dei costi il rendimento tende a ridursi. «Pagare di più non è sinonimo di qualità - aggiunge Giuseppe Romano, responsabile Ufficio Studi di Consultique -. I costi hanno un deciso impatto sulle performance. Sono proprio i gestori più cari che hanno prodotto i peggiori risultati». Non a caso la direttiva Mifid2 accende un faro sugli oneri sostenuti da ogni singolo investitore che devono essere ben evidenziati nei rendiconti che da fine anno arriveranno ai clienti. Gli investitori, però, prestano qualche attenzione alle commissioni pagate a gestori e intermediari solo quando registrano una vistosa perdita dall’investimento. Poi, però, abbassano subito la guardia. I costi, invece, dovrebbero sempre entrare nel processo decisionale d’investimento. 

L’incognita della gestione attiva 
Il gestore del fondo cerca sempre di battere il benchmark, o almeno ci prova. Occorre quindi andare a verificare anche la qualità della gestione attiva. «Discostarsi dal benchmark — prosegue Romano — non sempre genera extra-rendimento. Dall’analisi emerge comunque la tendenza, seppur entro certi limiti, a battere più facilmente il benchmark e generare extra-rendimento da parte dei gestori che raggiungono livelli elevati di gestione attiva». Dallo studio emerge anche che solo sulla base delle performance passate le probabilità che il fondo continui a sovraperformare non sono significativamente maggiori rispetto allo scegliere a caso. Almeno guardando l’andamento degli ultimi 3 anni. «Se un gestore è persistente nel fare meglio del mercato — continua Romano — vi sono più possibilità che continui a batterlo, anche se non è detto. I fondi che hanno battuto il benchmark nei primi sette anni, nei successivi tre anni hanno generato extra-rendimento.Si tratta però di un gruppo di soli tre fondi». Ogni parametro, quindi, aggiunge ulteriori probabilità di selezionare gestori in grado di creare valore aggiunto. Occorre individuare innanzitutto coloro che davvero realizzano una strategia di gestione attiva; tra questi occorre poi verificare chi genera extra-rendimento positivo e, poi, in quale misura i buoni risultati sono conseguiti con persistenza. E incrociando anche l’elemento conto, arriva qualche certezza in più: i 13 fondi che nei sette anni precedente hanno sovraperformato il benchmark almeno per 5 anni,la probabilità di sovraperformance nei successivi tre anni è aumentata al 69% e l’extra-rendimento medio al 2,60%. «Infine — conclude Romano — all’analisi quantitativa occorre sempre affiancare quella qualitativa degli strumenti e avere la giusta view di mercato: posso anche scegliere i migliori prodotti che battono il benchmark, ma se poi sbaglio mercato»? 


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