a cura dell'Ufficio Studi e Ricerche Consultique
La produzione mondiale di petrolio viene controllata per circa il 78% dall'organizzazione dei paesi esportatori OPEC, il cartello economico che comprende dodici paesi, fra i quali l’Arabia Saudita maggiore compagnia petrolifera. Tra i principali paesi produttori troviamo anche la Russia e gli Stati Uniti che, grazie alla nuova tecnica di trivellazione shale oil, intendono rendere il paese indipendente dalle importazioni.
Dalla metà del 2014, la domanda di petrolio presenta un trend decrescente; la soluzione di ridurne la produzione viene declinata per la resistenza dei paesi a mantenere la propria quota di mercato. Inizia, quindi, una competizione tra paesi produttori e, di conseguenza, una fase di ribasso del prezzo del greggio dai 116 dollari al barile del giugno 2014 a livelli inferiori ai 30 $/bbl.
Il rialzo del petrolio registrato da fine gennaio 2016 avviene grazie alla notizia dell'incontro tra Arabia Saudita, Russia, Venezuela e Qatar per congelarne la produzione, al fine di stabilizzare i prezzi; non si tratta, comunque, di un taglio alla produzione e, inoltre, l'accordo è condizionato al suo adeguamento anche da parte di altri grandi produttori, come l’lran.
Tutti i paesi esportatori, in proporzione al peso dell’export del greggio sulla bilancia commerciale, beneficeranno dell’impatto di questo rialzo, con la conseguente rivalutazione del cambio. Per la Russia, in crisi a causa della guerra in Siria e delle pesanti sanzioni imposte dall’Ue e dagli Usa per la questione ucraina, che hanno avuto una ripercussione negativa sull’inflazione, il rialzo del petrolio porterà benefici all’economia, poiché garantisce metà delle entrate del paese.
Le previsioni sull’andamento negativo dell’economia dopo il crollo dei prezzi avevano comportato una fuga di capitali, con il conseguente deprezzamento del rublo rispetto al dollaro; tale correlazione tra petrolio e valuta potrebbe portare a una rivalutazione della moneta russa.
Per gli Usa è importante la correlazione inversa tra valuta e oro nero, dovuta al fatto che la materia prima è quotata in dollari; il rincaro del greggio, oltre a contribuire a una svalutazione del biglietto verde, permette di compensare gli elevati costi di estrazione relativi ai giacimenti americani; inoltre si allenterebbe la pressione al ribasso dell’inflazione.
Il dollaro canadese beneficia del rimbalzo del petrolio, rivalutandosi sul dollaro americano; I’economia del Canada, a differenza di altri paesi sviluppati, è caratterizzata da ingenti riserve - il Canada è il sesto paese produttore al mondo - e dal loro sfruttamento e commercio con gli Usa. La ripresa economica porterà, così, un incremento dei consumi e degli investimenti delle industrie petrolifere.
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