«Quello che conta è che quei 210 mila azionisti danneggiati dalla vicenda delle due banche popolari venete meritano di essere tutelati giustamente: non significa per forza andare per vie legali ma almeno poter conoscere la situazione e che siano coscienti di quali possibilità hanno di recuperare almeno in parte i soldi perduti. Perché questa possibilità concreta c’è». È una battaglia di lungo corso quella di Cesare Armellini, che sei mesi fa è stato chiamato a titolo di collaborazione volontaria - con Massimo Emanuele Armellini e Andrea Cattapan, tutti di “Consultique” società di analisi e consulenza finanziaria indipendente- in Consiglio regionale dalla “Commissione d’inchiesta sui gravi fatti riguardanti il sistema bancario in Veneto”. Dalla lunga audizione, in cui hanno analizzato le cause della grande crisi di Popolare di Vicenza e Veneto Banca, hanno sintetizzato le “iniziative” che la Regione potrebbe promuovere.
LA PROPOSTA DI LEGGE: Ne nacque una proposta di legge firmata dai consiglieri della commissione (di tutti i partiti): “Iniziative regionali di accrescimento del benessere sociale attraverso l’educazione economica e finanziaria”. Da giugno, causa la riforma sanitaria, non se n’è ancora occupata la Terza commissione che deve approvare il testo e inviarlo in aula, ma il primo passo è stato fatto. «Per noi è stato comunque positivo che la Regione si sia mossa. Abbiamo fatto proposte e abbiamo visto che sono state in parte riprese, perché naturalmente il progetto indica che la Regione sia protagonista di attivarsi su alfabetizzazione e formazione finanziaria dei cittadini attraverso sia soggetti pubblici che privati. Per noi è importante che l’educazione finanziaria sia affidata anche a soggetti che non siano gli stessi che fanno parte del processo di collocamento dei prodotti finanziari, se no c’è sempre conflitto d’interessi». A dir la verità la Regione per gli “sportelli unici di informazione” vorrebbe finanziare le associazioni dei consumatori: «È vero, noi auspichiamo ci possa essere un coinvolgimento anche di consulenti indipendenti: abbiamo trovato una grande sensibilità in Regione. E abbiamo anche visto che almeno la finanziaria Veneto Sviluppo si è mossa per le piccole e medie aziende, va detto».
I DIRITTI DEGLI AZIONISTI: Nel progetto di legge però non ha trovato spazio l’invito che Consultique fa alla Regione di “informare i risparmiatori sui diritti esercitabili e le tutele che l’ordinamento prevede nella gestione del risparmio”. «È proprio così - replica Armellini- e auspico invece che si possa creare sensibilità su questo. Noi analizziamo il sistema bancario da tanti anni. Siamo stati gli unici a cominciare in tempi non sospetti a segnalare al mercato il caso della vendita di obbligazioni di Lehman Broters: abbiamo vinto col Comune di Padova la battaglia contro banche che avevano venduto questo tipo di obbligazioni, e adesso assistiamo risparmiatori padovani. Abbiamo tenuto in tempi non sospetti incontri sul territorio per analizzare i bilanci delle banche popolari, e non solo queste perché ci sono anche Bcc che si trovano in queste situazioni e invece gli investitori non ne sono informati. Ma quello che conta è che gli investitori siano consapevoli che secondo noi possono recuperare le loro somme: ci sono elementi che riteniamo estremamente gravi che abbiamo rilevato nel momento in cui queste azioni che non erano quotate sono state collocate. Riteniamo ci siano possibilità concrete molto forti per poter far valere i loro diritti e perché recuperino somme perse».
EVITARE SE SI PUO' LA GUERRA LEGALE: «Ci sono anche studi legali - spiega Armellini-che si stanno appoggiando alle nostre consulenze specifiche, fatte in tempi non sospetti: abbiamo trovato elementi concreti. L’investitore deve poter sapere quali suoi diritti sono stati lesi, e la tutela dovrebbe dirigersi soprattutto verso i soggetti più deboli. Sia chiaro: noi auspichiamo di non andare nei Tribunali, ma trovare transazioni amichevoli con gli istituti. Solo che stanno uscendo dati sui giornali in base a cui l’aiuto che verrebbe dato dalle banche ci sembra veramente esiguo (ho visto percentuali inferiori al15-20%). Uno deve essere cosciente di quali possibilità ha in mano per recuperare i soldi. Nel momento in cui mi è stato venduto un prodotto con prospetti che non sono adeguati, io giustamente devo avere di ritorno il mio investimento: gli investitori di Vicenza e Treviso devono essere resi edotti di questo. Noi ad esempio abbiamo ricostruito il valore delle banche popolari venete negli anni precedenti sulla base dei criteri più attendibili dell’ultima perizia fatta: “traslando” questa perizia sulle valutazioni fatte allora, non le dico neanche che numeri sono usciti. Ma è solo uno degli elementi per farsi valere, ce ne sono tanti altri. Ripeto conclude Armellini – che non vorremmo cause legali, ma se si vogliono coprire responsabilità è giusto che uno abbia indietro il maltolto almeno in una proporzione accettabile. E ci dispiace anche per le 2 mila famiglie circa di dipendenti di queste due banche che sono a rischio per tutto quanto è avvenuto».
Sistema Bloccato
LA LUNGA BATTAGLIA PER L’ALBO CONSULENTI FINANZARI INDIPENDENTI
C’è una battaglia di sistema dietro l’attività di Consultique. «L’Italia spiega Armellini – è un sistema banco-centrico: l’investitore, che sia privato o azienda, a oggi si può rivolgere solo a una banca o a una rete di vendita di prodotti finanziari che è pur sempre di radice bancaria (come i casi Mediolanum, Fideuram e altri).Non solo: anche dal punto di vista dei finanziamenti il sistema italiano è banco centrico perché il 90% del credito proviene dal sistema bancario, mentre negli altri Paesi siamo attorno al 50%. “Consultique”, società che ho fondato a Verona a inizio 2000, ha sempre sostenuto che serve un soggetto indipendente dal sistema bancario, come avviene in altri Paesi. Fino al 2007 c’è stato un beneficio agli investitori dal punto di vista della trasparenza e, sottolineo, dell’etica che la figura di una società indipendente incorpora nella sua attività. Purtroppo poi il sistema banco-centrico italiano ha frenato la nascita di un Albo dei consulenti finanziari indipendenti, per impedire di esercitare a chi mirava a fare questo mestiere. Per 10 anni la cultura finanziaria italiana ha subìto un forte rallentamento. Ora c’è un disegno di legge nazionale e la situazione sembra si possa sbloccare. È evidente che l’educazione finanziaria dei cittadini dovrebbe essere fatta, almeno in parte, da soggetti che non fanno parte del processo commerciale dell’attività finanziaria. Chi avvia uno studio indipendente non ha conflitto di interessi: il bancario si mantiene con una commissione o uno stipendio della banca, l’indipendente si fa pagare dal cliente ma proprio per questo il suo obiettivo è il massimo interesse del cliente stesso».