Consulenti indipendenti: la strada è tracciata ed è di crescita

Consultique
Consultique

Consulenti indipendenti: la strada è tracciata ed è di crescita

CONSULENTI INDIPENDENTI: LA STRADA È TRACCIATA ED È DI CRESCITA
CONSULENTI INDIPENDENTI: LA STRADA È TRACCIATA ED È DI CRESCITA

In futuro si assisterà a un forte sviluppo del numero dei consulenti finanziari indipendenti e delle masse. In particolare, si prevede che le masse sotto consulenza finanziaria raggiungano quota 500 miliardi di euro nei prossimi 5 anni, dai circa 10 miliardi attuali

“Sono oltre 300 le persone fisiche e più di 40 le società di consulenza finanziaria indipendenti che si sono iscritte al nostro albo. E il decreto del ministero, attualmente non ancora pubblicato ma in consultazione al Consiglio di Stato, spalanca l’accesso (di molti altri professionisti, ndr) alla categoria dei consulenti finanziari indipendenti”. Con queste parole, Cesare Armellini, presidente e amministratore delegato di Consultique, ha dato il via alla conferenza di apertura del FeeOnly Summit 2020, accennando alle tante battaglie che sono state portate avanti per arrivare ad avere l’albo di categoria, attivo da inizio 2019.

Luca Mainò “Consultique): “L’Albo è operativo da poco meno di 2 anni. Siamo arrivati a un punto di non ritorno e i numeri che abbiamo dimostrano che il mercato è solo all’inizio e si sta sviluppando sempre più velocemente”.

“È una questione di uno, due, tre mesi – ha detto – È facile, quindi, immaginare che spinta ulteriore potremmo avere nel momento in cui il decreto verrà pubblicato. La strada è stata tracciata e rappresenta anche un’opportunità per i giovani che oggi possono trovare strutture operative sul territorio dove andare a imparare quella pratica fondamentale per svolgere al meglio questo mestiere”. Secondo il presidente di Consultique, infatti, i giovani appassionati di finanza possono trovare nella consulenza finanziaria indipendente un’attività che potrà permettere loro di dare il proprio contributo, e partecipare alla crescita della cultura finanziaria in Italia.
Dal canto suo, il direttore commerciale Luca Mainò ha dichiarato: “L’Albo è partito ed è operativo da poco meno di 2 anni. Siamo arrivati a un punto di non ritorno e i numeri che abbiamo dimostrano che il mercato è solo all’inizio e si sta sviluppando sempre più velocemente”.
Mainò ha notato uno straordinario interesse da parte dei giovani nei confronti di questa professione. “Quello che vedo è che ormai i giovani non hanno più alcuna intenzione di legarsi al vecchio ‘posto fisso’, come per esempio poteva rappresentare la banca, anni fa, per entrare nel settore finanziario. Soprattutto non hanno nessun tipo di voglia di avvicinarsi a un tipo di attività di agente porta porta, mentre sono molto ben predisposti verso attività e studi professionali, magari lavorando insieme ad altre persone che operano all’interno del mondo delle professioni, ma in settori diversi dal finanziario. E il riferimento va per esempio nei confronti dei commercialisti”, ha precisato Mainò, ricordando che ci sono già diverse realtà all’interno della loro community dove c’è stata una fusione tra consulenti finanziari e commercialisti e che ci sono anche delle società di consulenza che hanno creato realtà multidisciplinari.

Cesare Armellini (Consultique): “La strada è stata tracciata e rappresenta un’opportunità anche per i giovani che oggi possono trovare strutture operative sul territorio dove andare a imparare quella pratica fondamentale per svolgere al meglio questo mestiere”.

Se si fa un confronto a livello internazionale si nota come la cultura finanziaria in Italia sia molto bassa, mentre la situazione cambierebbe se ci fosse più indipendenza. “De 26 paesi più evoluti, noi ci troviamo all’ultimo posto assieme a Taiwan”, ha commentato Armellini, che poi ha spiegato che nei Paesi in cui si è sviluppata una consulenza finanziaria indipendente a livello mondiale, la cultura finanziaria è molto elevata.  “È necessario andare dritti verso questa rotta”, ha aggiunto, ricordando che sui conti correnti degli italiani ci sono circa 1.700 miliardi di euro, una cifra imponente, che si è accumulata negli anni; una cifra pari addirittura al Pil italiano. “Ma la motivazione per cui gli italiani preferiscono mantenere i soldi sul conto corrente e non investirli è legata al fatto che non si fidano più del sistema, e nello specifico non si fidano più del sistema finanziario tradizionale – ha proseguito Armellini – Aumentare la cultura del paese significa rimettere in circolo gran parte di questi 1.700 miliardi di euro, apportando benefici sia all’economia italiana sia a investitori e risparmiatori che troverebbero un vantaggio nell’ottimizzazione degli investimenti”.
Come sta andando e come si sta sviluppando la consulenza indipendente? La risposta arriva da Mainò che ricorda che le ultime ricerche hanno evidenziato che negli Stati Uniti più del 90% dei cittadini fa ricorso alla consulenza indipendente.  E in Italia? “Nel nostro Paese, un’analisi della Consob ha evidenziato che circa la metà degli investitori italiani è ben disposta nei confronti della consulenza finanziaria, e che è disponibile a un approccio a parcella, quindi a versare una parcella per un servizio di consulenza ricevuto”, ha risposto. E la stessa tendenza si vede anche nel mondo private. “Una ricerca di Finer ha messo in luce come più del 90% dei clienti private sia interessato alla consulenza finanziaria – ha detto Maino, che poi ha concluso dicendo – E nei prossimi 5 anni è previsto che le masse sotto consulenza finanziaria passino dagli attuali circa 10 miliardi di euro a 500 miliardi di euro, sostanzialmente pari a circa il 10% delle masse in gestione al sistema bancario e al sistema delle reti di distribuzione”.

Stefania Pescarmona