Giovane medico potrebbe riscattare la laurea quando lavorerà

Consultique
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Giovane medico potrebbe riscattare la laurea quando lavorerà

Il quesito
Faccio riferimento alla sua risposta alle lettera dal titolo «Il 32enne a partita Iva può scegliere un fondo o un Pip». Noi siamo nella stessa condizione per nostra figlia che si è appena laureata con lode in medicina e chirurgia . Attualmente sta facendo i tre mesi di preparazione all’esame di Stato e, successivamente, al test per la specialità ed è quindi senza reddito. In allegato le invio la proposta dell’Inps per chiederle un parere, tenendo presente che al momento per noi è possibile affrontare questo investimento e le posso assicurare che anche fra i suoi colleghi di corso c'è molta incertezza e penso che il tema del riscatto degli anni di università può essere di interesse per molte famiglie.
 
L'intervento di Giuseppe Romano
L'intervento di Giuseppe Romano
Innazittutto complimenti per il voto e auguri per il futuro della vostra ragazza. Fate bene a cominciare a pensare alla pianificazione pensionistica in quanto come è noto, con l’utilizzo del sistema contributivo, la strada verso un vitalizio dignitoso sarà in salita per le nuove generazioni e dunque ipotizzare il riscatto della laurea potrebbe avere un senso per ampliare il montate contribuito e il computo dell’anzianità lavorativa.

Tuttavia come sempre bisogna appurare la reale convenienza dell’operazione, soprattutto tenuto conto che, come voi sottilineate, l’operazione di riscatto sarebbe per la famiglia un sacrificio notevole, stante la condizione reddituale e di risparmio del vostro nucleo familiare. Ne vale dunque la pena? Per rispondere coinvolgiamo gli esperti di Consultique.

A quanto emerge dalla lettera dell’Istituto nazionale di Previdenza è stata presentata domanda all’Inps per il riscatto di sei anni di laurea in medicina e attualmente non è ancora occupato. L’importo dovuto per riscattare l’intera durata del corso di laurea è pari a 30.886,85 euro. «Non essendoci ancora reddito di riferimento per l’interessata l’importo viene determinato sul minimale degli artigiani e commercianti vigente nell’anno di presentazione della domanda e in base all’aliquota contributiva vigente, per ogni anno da riscattare: (il 33% su 15.548) ossia (5.131,37 moltiplicato per 6) per un totale di 30.886,85 euro. Se non ha redditi di riferimento non è possibile dedurre dall’Irpef il costo del riscatto. È possibile invece la detrazione del 19% dell’importo versato nell’anno fiscale di riferimento se il richiedente è un soggetto a carico di altri. Dovreste anche considerare che l’importo dovuto può essere rateizzato fino a 120 rate mensili (da circa 257 euro cadauna nel vostro caso e senza applicazione degli interessi). Può essere riscattato anche un periodo inferiore. «Ai fini previdenziali, a nostro avviso, è importante accantonare delle risorse fin dalla giovane età. Nel caso specifico, la giovane laureata non ha ancora la certezza di quale sarà effettivamente l’ente di previdenza obbligatoria Inps, Enpam o magari anche estero – spiega Giuseppe Romano di Consultique –. Inoltre attualmente non otterrebbe il massimo del beneficio fiscale non potendo dedurre dai propri redditi l’onere di riscatto. I fondi pensione aperti oppure i Pip sono trasversali rispetto alla tipologia di lavoro che andrà a svolgere in futuro ma attualmente anche su quest’ultimi non è possibile usufruire della deducibilità fiscale».

Nell’attesa di trovare l’impiego, potrebbe comunque accantonare del risparmio sul conto corrente ai fini della tutela del tenore di vita in pensione e rimandare temporaneamente la scelta tra riscatto di laurea e fondo pensione. Se la ragazza poi è a carico del padre e se uno dei genitori avesse ancora capienza per dedurre i versamenti erogati a un fondo pensione o a un Pip intestato alla figlia, varrebbe la pena di sfruttare la possibilità di abbattere il reddito. Si può dedurre al massimo di 5.164,57 all’anno.

È possibile dedurre anche i versamenti effettuati a favore di un proprio familiare “fiscalmente a carico”. Infatti, se il familiare a carico non può dedurre per intero i contributi versati, la parte di contributo che rimane può essere dedotta da chi lo ha a carico e ha effettuato il versamento. In questo caso la scelta dovrebbe ricadere su strumenti con un contenuto indicatore sintetico di costo e con buoni risultati finanziari che si possono verificare su «Plus24» ogni primo sabato del mese.
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