Il 2018 sarà l’anno più nefasto per i fondi negoziali

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Il 2018 sarà l’anno più nefasto per i fondi negoziali

Il 2018 sarà l’anno più nefasto per i fondi negoziali
Oltre 51 miliardi di euro di patrimonio ripartiti tra 30 fondi di categoria. Quasi tre milioni di iscritti, di cui 155mila nuove adesioni nel corso dell’ultimo anno, con rendimenti che nel lungo periodo sono positivi. È questa una sintesi del bilancio dei fondi pensione negoziali tracciato all’ultima assemblea di Assofondipensione. Nel corso dell’assise sono stati discussi diversi piani di azione per incrementare ulteriormente le adesioni e ottimizzare le scelte previdenziali degli italiani. Tanti buoni propositi e una lunga elencazione di numeri incoraggianti che arrivano però alla fine di un anno che, molto probabilmente, entrerà negli annali come il più nefasto in termini di rendimento espresso dal secondo pilastro previdenziale. 

Come emerge dalla consueta analisi trimestrale condotta dall’Ufficio Studi di Consultique per Plus24 (pubblicata questa settimana a pagina 21), a fine novembre scorso degli oltre 100 comparti garantiti, obbligazionari, bilanciati e azionari, solo 7 presentano un rendimento da inizio anno leggermente positivo. Per il resto è un vero e proprio bagno di sangue, con valori negativi che arrivano a toccare il -3,71% registrato dalla linea Dinamica del fondo Laborfonds. 

I rendimenti medi delle quattro categorie vanno dal -1,05% degli obbligazionari al -1,46% dei comparti garantiti, passando per il -1,22% e -1,24% dei fondi bilanciati e obbligazionari. Nei primi 11 mesi del 2018 la rivalutazione del Tfr è stata pari al +0,82% lordo (0,73% netto). Anche su un orizzonte di 3 anni il Ttr (4,36% netto) batte la media dei comparti garantiti (-0,52%), obbligazionari (+2,45%) e bilanciati (+4,21%). Solo le linee azionarie hanno fatto meglio in media nel triennio (+6,51%). E allargando il confronto a cinque anni solo i garantiti (+4,15%) restano sotto l’asticella del Tfr (7,36% netto). Obbligazionari (+14,38%), bilanciati (18,82%) e azionari (25,61%), invece, sulla distanza di un lustro surclassano il Tfr. 
Le linee garantite rappresentano quindi la proverbiale “palla al piede” della previdenza integrativa. Nate nel corso del 2007 per accogliere il Tfr dei lavoratori che aderivano alla previdenza complementare con il silenzio assenso, le linee garantite hanno attratto anche i lavoratori più prudenti, spaventati dalla volatilità sui mercati finanziari. Oggi circa un quinto degli aderenti ai fondi negoziali è posizionato nelle linee garantite e fanno fatica a traslocare su altri comparti. Nel prossimo futuro, però, potrebbero essere costretti ad accettare il passaggio su altri comparti: in questo contesto di mercato ormai sono sempre più rari i gestori disposti a dare garanzie (anche solo di conservazione del capitale), con i tassi ridotti ai minimi termini e tutte le principali asset class di investimento che viaggiano all’unisono a livello globale in territorio negativo.