La pandemia non impatterà sul rating, ma la bassa crescita sì

Consultique
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La pandemia non impatterà sul rating, ma la bassa crescita sì

LA PANDEMIA NON IMPATTERÀ SUL RATING, MA LA BASSA CRESCITA SÌ
LA PANDEMIA NON IMPATTERÀ SUL RATING, MA LA BASSA CRESCITA SÌ


Dopo S&P anche Moody’s lascia invariato il giudizio sull’Italia. Intanto le Borse festeggiano l’annuncio di Pfizer di un vaccino contro il Covid efficace nel 90% dei volontari ammessi alla fase 3 dei test

Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare. La citazione attribuita a Seneca si adatta perfettamente ai mercati azionari che ieri pomeriggio hanno prontamente trovato la rotta dopo l’annuncio del ceo di Pfizer, Albert Bourla, di aver ottenuto un vaccino contro il Covid efficace nel 90% dei volontari ammessi alla fase 3 dei test, una percentuale altissima, ben oltre le attese. Era la notizia che i mercati aspettavano nella bonaccia del secondo lockdown, e così il Dow Jones e l’S&P500 hanno aperto in forte rialzo e tutte le Borse europee hanno chiuso con il segno positivo con Milano a +5,43%, Londra a +4,67%, Francoforte a +4,95% e Parigi a +7,57 per cento. Anche il petrolio si è prontamente ripreso con il brent che si è portato a 42,65 dollari al barile ridando un po’ di respiro ai titoli energetici.
Per l’Italia poi è stata una giornata da incorniciare in quanto l’agenzia di rating Moody’s, seguendo le orme tracciate da S&P pochi giorni fa, ha deciso di mantenere stabile l’outlook confermando il giudizio Baa3. Ma come è possibile che un’economia che entra per la seconda volta in nove mesi in modalità lockdown, con la distribuzione non alimentare ferma e i consumatori impossibilitati a muoversi, possa non peggiorare il giudizio delle agenzie di rating internazionali? “Moody’s ha evidenziando il positivo impatto che stanno avendo le misure della Bce e dell’Unione europea, così come il contesto di finanziamento molto favorevole”, è il parere di Rocco Probo, analista di Consultique SCF. Quest’ultimo fattore sottolinea le differenze tra la crisi attuale e le due precedenti, ovvero la crisi finanziaria globale e la crisi del debito dell’area euro, in termini di accesso al prestito bancario che, anche grazie agli interventi del governo, ha continuato a espandersi. “Moody’s, tuttavia, continua a mettere in allarme sui problemi cronici dell’Italia relativi in particolare alla bassa crescita, in merito ai quali, secondo l’agenzia, continueranno a essere necessarie riforme economiche strutturali”, dice Probo. Che conclude: “Le ragioni di Moody’s, e in particolare i tassi osservati sul mercato con il decennale italiano che rende lo 0,7%, confermano quindi l’idea che la pandemia non impatterà negativamente sul merito di credito, specialmente se l’Italia riuscirà ad azionare e indirizzare nella giusta direzione tutte le leve offerte in particolare dalle istituzioni europee”.