la Repubblica | I Buoni postali si adeguano, ecco i nuovi rendimenti

Consultique
Consultique

la Repubblica | I Buoni postali si adeguano, ecco i nuovi rendimenti

la Repubblica | I Buoni postali si adeguano, ecco i nuovi rendimenti

 

Lunedì 18 Settembre - inserto Affari&Finanza, p.29

Stavolta sono stati alzati i tassi dei prodotti 3x4 (anni) e 3x2, in giugno erano saliti quelli di altri bond

Coinvolta nel vortice dei continui mutamenti delle condizioni di mercato, anche Cassa depositi e prestiti si è trovata a dover adeguare il rendimento degli strumenti collocati. E nei giorni scorsi è intervenuta innalzando i tassi di interesse di alcuni Buoni fruttiferi postali, col chiaro obiettivo di renderli maggiormente competitivi e preservarne l’appetibilità agli occhi dei sottoscrittori.

Le cause che sostengono questo movimento verso l’alto sono quelle note che delineano lo sfondo economico dell’ultimo anno; quindi, l’inflazione (dilagata fino a toccare un picco dell’ 11,8% a fine 2022 e oggi in fase di lenta decrescita) e la conseguente politica monetaria restrittiva adottata dalla Banca centrale europea, che nella riunione di giovedì scorso ha portato il tasso di rifinanziamento principale al 4,50% e il tasso sui depositi al 4%. Strategie che stanno determinando un notevole incremento generale dei titoli di Stato, “costruendo” uno scenario nel quale è probabile che anche l’offerta postale dovrà continuare per qualche tempo a offrire rendimenti più robusti.

C’è da dire che i Buoni postali – garantiti dallo Stato italiano e collocati sul mercato da Poste – sono da sempre tra i prodotti di risparmio più apprezzati dagli italiani, con circa 9 milioni di sottoscrittori e uno stock complessivo al 30 giugno 2023 di 236,7 miliardi di euro. Un successo dovuto ad alcuni fattori, tra cui semplicità, vantaggi fiscali e varietà nelle scadenze, oltre alla bassa rischiosità a cui però fa da contraltare un rendimento storicamente contenuto.

Dal 7 settembre di quest’anno le cose sono cambiate per due categorie di Buoni fruttiferi. La prima tipologia coinvolta dai cambiamenti è quella 3x4 (anni): in precedenza offriva tassi di interesse fino al 2,75%, dopo l’aggiornamento garantisce rendimenti crescenti nel tempo fino al 3%. Il primo scaglione è pari all’1,25% per i primi tre anni, che sale all’1,75% annuo se il titolo viene tenuto per sei anni, al 2,25% per la durata di nove e al 3% se si tiene fino a scadenza. I rialzi hanno riguardato anche i Buoni 3x2, che rendono l’1,25% per i primi tre anni e il 2,75% al sesto (invece del 2,25%). A giugno erano stati elevati i tassi di altri due Buoni: il 3 anni Plus (dall’1,5% al 2% annuo lordo), e l’ordinario (termine naturale di venti anni) da un massimo del 2,5% al 3%.

Al di là dei casi specifici, il funzionamento generale di questi strumenti è per tutti uguale, prevedendo il rimborso del capitale investito a scadenza, rivalutato di un certo rendimento in base al prodotto sottoscritto. L’ottica è chiaramente quella del lungo tempo (durata da tre a vent’anni), ma con alcuni vantaggi che li hanno resi popolari.

Innanzitutto, i costi di sottoscrizione e rimborso sono pari a zero, salvo gli oneri fiscali che godono di una tassazione agevolata al 12,5%. Inoltre, sono esenti dall’imposta di successione e, per cifre inferiore ai 5 mila euro, anche dall’imposta di bollo. L’importo minimo sottoscrivibile è di 50 euro e la flessibilità di cui godono consente al risparmiatore di poterli liquidare in qualsiasi momento, ricevendo tuttavia il solo capitale investito qualora la richiesta di rimborso dovesse avvenire prima delle scadenze fissate per la maturazione degli interessi.
Una penalizzazione non banale: per esempio nel caso dei Buoni 3x4 se si chiede il rimborso prima di 3 anni non si riscuotono interessi, mentre fino a 5,5 anni si prendono solo quelli dei primi tre anni e così via. A differenza dei Btp, che maturano gli interessi ogni giorno ma in compenso necessitano del deposito titoli, di commissioni sulle transazioni e importi minimi di mille euro per le sottoscrizioni; inoltre sono soggetti a oscillazioni di mercato in caso di rimborso anticipato del capitale.

«Nel contesto attuale – interviene Giuseppe Romano, direttore dell’ufficio studi di Consultique – investire in titoli di debito dello Stato è sicuramente interessante. Certo se vogliamo operare un confronto, Bot e Btp in questo momento assicurano rendimenti molto più elevati dei Buoni postali, nonostante i rialzi, e con profili di rischio tutto sommato similari». Nonostante ciò, il risparmiatore che volesse esporsi per importi sotto i mille euro o con scarsa propensione al rischio, potrebbe trovare in questi strumenti la propria strada. «Quanto ho detto prima non vale per i buoni dedicati ai minori – riprende Romano – che mi sentirei di consigliare, intanto perché sono giuridicamente intestati al minore, poi per la loro funzione educativa e per i ritorni notevoli», pari al 4,5% al compimento dei 18 anni di età.

SCARICA L'ARTICOLO COMPLETO