La sovraperformance delle small/mid cap è tornata sotto i riflettori, in Italia, grazie all’introduzione dei Pir

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La sovraperformance delle small/mid cap è tornata sotto i riflettori, in Italia, grazie all’introduzione dei Pir

La sovraperformance delle small/mid cap è tornata sotto i riflettori, in Italia, grazie all’introduzione dei Pir
Il rally d’inizio anno, che ha interessato tutte le principali aree geografiche, mercato italiano in testa, non deve far dimenticare la maggiore volatilità tendenziale di questa asset class
 
Dalla fine del 2016, il comparto delle small/mid cap ha  registrato  una sovraperformance rispetto agli indici azionari  generali,  offrendo  interessanti spunti d’investimento per molti risparmiatori, in ottica di diversificazione del porta foglio nel comparto equity. Un elemento positivo delle società a media/bassa capitalizzazione  consiste  nella  minore  correlazione con i fenomeni macroeconomici e politici globali; la clientela cui si rivolgono le small cap, infatti, è soprattutto domestica e meno legata al commercio internazionale, rispetto alle società large cap globalizzate. Risulta fondamentale, tuttavia, considerare come, nelle fasi di criticità del comparto azionario, gli strumenti esposti al capitale di rischio delle small cap possano presentare  una  maggiore  volatilità  e  un basso grado di liquidità, oltre a una maggiore possibilità di fallimento di tali imprese rispetto ad aziende consolidate. 

Nel primo semestre del 2017, il mercato azionario ha registrato un chiaro trend crescente e, in particolare, si è osservato un rally nel comparto delle small/mid cap, che ha interessato tutte le principali aree geografiche  come  Regno  Unito,  Stati  Uniti, Giappone  e,  infine,  Italia,  con  l’introduzione dei Pir (Piano Individuale di Risparmio). Nel Regno Unito, l’avvento della Brexit  e  il  conseguente  crollo  della  sterlina hanno  avvantaggiato  le  piccole  aziende legate all’export, aumentando la loro competitività; tra queste, sono presenti molte società con buoni flussi di cassa ed elevate potenzialità di crescita. Negli Stati Uniti, le promesse espresse da Donald Trump sull’economia  hanno  creato  un  particolare ottimismo tra le Pmi. Il programma politico focalizzato sul protezionismo avvantaggia, infatti, in modo particolare, le imprese più piccole,  ovvero  quelle  legate  principalmente all’economia nazionale. 

Un’ulteriore riforma a sostegno delle small cap riguarda l’ambito della tassazione, perché finora la pressione fiscale negli Usa è sempre stata minore per le large cap, con una differenza rispetto alle imprese a bassa capitalizzazione di circa quattro punti percentuali:  un’eventuale  riduzione  delle imposte avrebbe, quindi, un riflesso positivo soprattutto su quest’ultime. 

Anche in Giappone si è verificato un trend crescente  dell’azionario  esposto  alle small/mid cap, tuttavia si tratta di un mercato molto ciclico e influenzato da diversi fattori esterni, pertanto i rischi cui il risparmiatore  si  espone  sono  maggiori.  La recente stabilizzazione del cambio, dopo il rafforzamento registrato dallo yen, con la possibilità di un ulteriore rialzo del dollaro, hanno avuto un effetto positivo sulle piccole  imprese.  Il  sostegno  da  parte  della Banca  Centrale,  inoltre,  con  gli  stimoli monetari e la presenza di tassi d’interesse molto bassi, ha incentivato ulteriormente gli investitori vero il mercato azionario. 

Le small cap giapponesi su cui focalizzarsi sono soprattutto società sottovalutate, con buone stime di crescita grazie a business innovativi e principalmente appartenenti a settori legati al turismo e alla tecnologia. In Italia, infine, le small/mid cap sono state avvantaggiate dall’arrivo dei Pir, il nuovo strumento finanziario che consente di veicolare  il risparmio delle famiglie verso le Pmi, attraverso degli incentivi di tipo fiscale, ovvero  con  un’esenzione  completa  della tassazione sulle plusvalenze, se il periodo di permanenza nello strumento è di almeno 5 anni. Per normativa, almeno il 21% dell’investimento  deve  essere  costituito  da titoli di società italiane non incluse nel Ftse Mib e, quindi, mid e small cap. L’effetto sulla Borsa Italiana è stato molto positivo, con un significativo aumento dei volumi, raddoppiati nel segmento Star e quadruplicati  nell’AIM.  Dal  grafico  1  (pag. 56) emerge come da inizio anno, l’indice Ftse Italia Star abbia registrato una chiara sovra performance rispetto al Ftse Mib, di circa il 23%. Anche confrontando il Ftse Italia Star con l’indice azionario europeo legato alle small cap (Msci Europe Small Cap Ntr), si evidenzia come le performance siano risultate, rispettivamente, pari al 33% e 14%, da inizio anno. Durante le fasi di maggiore incertezza, tuttavia, legate a crisi politiche o  economiche,  il  settore  delle  small cap diventa molto più volatile e illiquido; fino a oggi, infatti, gli investitori sono stati sempre molto avversi a un’esposizione a tale comparto. Gli  Etf  disponibili  sul mercato ETFplus di Borsa Italiana per investire nel comparto delle small/mid cap sono com plessivamente 24, di cui 14 esposti alle sole small cap, con una buona diversificazione in termini di replica e a livello geografico, tra Paesi sviluppati ed emergenti.

Alcuni prodotti, come quelli  di Wisdom Tree, permettono di esporsi ad una specifica categoria di small cap, in particolare verso quei titoli a elevato dividendo; questo tipo di Etf è disponibile per esporsi ai Paesi emergenti, all’Europa e agli Usa. L’Etf che permette di accedere al mercato italiano delle medie imprese è il Lyxor Ftse Italia Mid Cap PIR (Dr) Ucits Etf, strumento in linea con la normativa dei  Pir  definita  in precedenza. L’indice di riferimento americano per le società a bassa capitalizzazione (inferiore ai 2 miliardi di dollari) è il Russell 2000, accessibile attraverso Etf di diversi emittenti,  quotati  sulle  Borse  europee. Questi sono solo alcuni esempi di Etf Ucits quotati sulle Borse europee (vedi tabella 1), che consentono di esporsi a questa interessante asset class.

 
La sovraperformance delle small/mid cap è tornata sotto i riflettori, in Italia, grazie all’introduzione dei Pir