
Sabato 18 ottobre - Plus 24, p.9
LA LETTERA
Sono pensionato da quattro anni, ho ancora un fondo pensione che tengo acceso per le poter sfruttare le deduzioni fiscali annuali Irpef. Al compimento del sessantasettesimo anno (ossia nel 2026) mi è stato detto che cesserà la possibilità di usufruire di questo strumento che consente di effettuare le deduzioni Irpef. Andrò quindi a liquidarlo.
Chiedo se ci sono soluzioni diverse da poter attivare in modo regolare ogni anno delle deduzioni oltre a quanto previsto per le spese di abitazione e sanitarie.
La quota che abbiamo sino ad oggi dedicato era pari al massimo consentito dalla normativa.
M.
La lettera del lettore suscita un po’ di sconforto in quanto il primo obiettivo dei fondi pensione non è certo quello di fare pagare meno tasse bensì quello di costituirsi una pensione di scorta.
Fatta questa premessa in realtà in molti (soprattutto coloro che hanno alti redditi e quindi un’aliquota marginale più elevata) sfruttano giustamente le agevolazioni esistenti e si spingono anche oltre l’età pensionabile nel costituire il gruzzoletto previdenziale che, con l’allontanamento della vita, rappresenta una dote indispensabile per affrontare la sfida della longevità. E possono, come previsto dalle regole, proseguire l’accumulo anche post pensionamento. L’osservazione del lettore offre quindi lo spunto per chiarire un equivoco piuttosto diffuso. «L’orientamento 24 della Covip (commissione di vigilanza sui fondi pensione) di gennaio 2008 ha precisato che l’adesione a una forma di previdenza complementare è possibile fino ad un anno prima del raggiungimento dell’età prevista per la pensione di vecchiaia nel regime obbligatorio di appartenenza – spiega Paola Ferrari, analista previdenziale e consulente finanziaria di Consultique –. Chi non ha ancora compiuto tale età può quindi iscriversi a un fondo pensione e beneficiare delle relative agevolazioni fiscali».
Non ci sono limiti di età
Una volta iscritti, non esiste alcun limite di età: il fondo può restare attivo a vita e l’aderente può scegliere liberamente se interrompere o continuare i versamenti. «Non è dunque corretto ritenere che al compimento dei 67 anni o con il pensionamento venga meno la possibilità di versare e dedurre contributi – aggiunge Ferrari –.
I versamenti sono deducibili dal reddito complessivo fino al limite di 5.164,57 euro annui, a condizione che l’iscritto percepisca redditi imponibili – continua Ferrari –. Grazie a questa deduzione, chi versa contributi volontari riduce direttamente la base imponibile Irpef, ottenendo un risparmio proporzionale alla propria aliquota marginale».
In questo modo il fondo pensione non è solo uno strumento previdenziale, ma diventa anche un utile strumento di pianificazione fiscale.
Inoltre, i contributi versati vengono investiti all’interno del fondo, producendo rendimento nel tempo. Ciò significa che l’accumulo cresce progressivamente per aumentare il capitale disponibile al momento del pensionamento o del riscatto, combinando vantaggi fiscali immediati e funzione di accumulo previdenziale.
«Il beneficio fiscale relativo ai versamenti futuri cessa solo se si decide di non versare più contributi o di liquidare la posizione (totale o in rendita). Fintanto che il fondo resta attivo, la deducibilità continua pienamente», spiegano da Consultique.
Le somme già accumulate rimangono disponibili e potranno essere riscattate o convertite in rendita secondo le regole del fondo.
In conclusione, il lettore può continuare a mantenere attivo il fondo pensione e a versare contributi volontari anche oltre i 67 anni, beneficiando delle stesse deduzioni Irpef.
Esente da tassa di successione
«Al momento del decesso, la posizione maturata verrà liquidata agli eredi o ai beneficiari designati e il capitale accumulato sarà esente da imposta di successione, un vantaggio spesso sottovalutato che conferma la flessibilità e la solidità di questo strumento», concludono da Consultique.