Plus 24 | Il 60enne denuncia la scarsa convenienza della rendita della previdenza

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Plus 24 | Il 60enne denuncia la scarsa convenienza della rendita della previdenza

Plus 24 | Il 60enne denuncia la scarsa convenienza della rendita della previdenza

Sabato 12 luglio - Plus 24, p.9

LA LETTERA

In merito alla questione “rendita della previdenza complementare” (fondi pensione), ritengo che essa non sia redditizia in quanto spesso non si riesce a recuperare tutto il montante versato durante la vita lavorativa.

Espongo il mio caso: ho 60 anni, sono del 1964, a 67 anni quando andrò in pensione avrò un montante di 79.200 euro. Con una rendita vitalizia di 3.477 annui che mi daranno (come prospettato dai calcoli), se vivrò per altri 20 anni prenderò 69.540 euro del mio montante.

Mancano 10mila euro circa rispetto al maturato. Per riprendere tutto il montante dovrò vivere fino a 90 anni, speriamo! In caso di reversibilità della rendita al 100% con moglie (più giovane di me di 5 anni) mi daranno 1.996 euro annui che per 20 anni (faccio un esempio come sopra) saranno 39.920 euro, la moglie intanto avrà 75 anni, poniamo possa vivere altri 15 anni? Sono 29.940 euro.

A spanne sono 70mila euro anche nelle ipotesi più ottimistiche di longevità non riusciamo a prendere il montante versato, senza considerare la rivalutazione dello stesso di altri 25 anni. Conclusioni: Appena vado in pensione ritiro tutto. Se sbaglio qualcosa, accetto suggerimenti.

Risponde Consultique

L’analisi del lettore è concreta e tocca un tema centrale per chi si avvicina alla pensione: la scelta tra il capitale o la rendita del fondo pensione e il timore di non recuperare il montante versato. E in effetti anche il presidente della Covip, commissione di vigilanza sui fondi pensione, ha richiamato il fatto che la maggioranza delle persone nella fase di erogazione delle prestazioni decide per il

capitale rispetto alla rendita vitalizia. «Le opzioni possibili al momento del pensionamento andrebbero ampliate e rese più flessibili, prevedendo anche la possibilità di una rendita temporanea, erogata

direttamente dal fondo per una durata almeno pari alla vita media attesa, o prelievi parziali, anche liberamente determinabili entro una soglia annua. Queste soluzioni consentirebbero anche di continuare a beneficiare dei rendimenti della gestione presso il fondo», spiega la Covip. Anche alla commissione è chiaro che il mercato delle rendite è ancora molto poco conveniente per gli utenti. Essendo poco sviluppato infatti il rischio per le compagnie assicurative è che optino per la rendita soprattutto coloro che tendono ad avere buone prospettive di longevità, dando origine alla cosiddetta antiselezione del rischio. Insomma è un cane che si morde la coda: poco sviluppo significa un mercato in cui le offerte restano poco generose in termini di importi vitalizi.

«Fatta questa premessa va chiarito che la rendita a vita non va considerata come un semplice “rimborso rateale” del capitale accumulato, ma come una vera e propria copertura assicurativa contro il rischio di longevità –, spiega Paola Ferrari, analista di Consultique –. Questo significa che se si arriva a vivere anche fino a 100 anni, si continuerà a percepire una rendita garantita, senza esaurire mai il capitale. Chi vive meno di tale soglia, in sostanza, contribuisce a sostenere chi invece supera quella longevità, in un meccanismo mutualistico tipico delle assicurazioni».

Nel caso specifico, un montante di 79.200 euro a 67 anni genera una rendita annua di 3.477 euro, cioè circa il 4,39% del capitale.

Un elemento chiave da comprendere è il tasso tecnico, ovvero il rendimento minimo garantito su cui si basa il calcolo della rendita. A questo si aggiungono i margini necessari a coprire il rischio di longevità, i costi di gestione e il margine di profitto dell’ente gestore. «È importante sapere che ogni fondo pensione applica coefficienti di trasformazione differenti: per questo motivo è utile valutare con attenzione se il fondo in cui si è investito è efficiente in termini di rendimenti e costi – spiega Ferrari –. In caso contrario, può essere opportuno valutare il trasferimento su un altro fondo pensione più vantaggioso».

Quanto alla reversibilità, è vero che inserire un beneficiario comporta una riduzione dell’importo della rendita, ma rimane comunque un sostegno per il coniuge superstite, in un’ottica di continuità del reddito. Se si guarda alla previdenza complementare non come a un semplice strumento di accumulo, ma come a uno strumento per garantirsi un’entrata certa e integrativa alla pensione pubblica – spesso insufficiente – allora la rendita può avere un senso strategico.

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