Plus24: La polizza d’annata va tenuta fino alla scadenza

Consultique
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Plus24: La polizza d’annata va tenuta fino alla scadenza

LA POLIZZA D’ANNATA VA TENUTA FINO ALLA SCADENZA
LA POLIZZA D’ANNATA VA TENUTA FINO ALLA SCADENZA

Sono un lettore di Plus24 e scrivo per sottoporre alla vostra attenzione dei quesiti relativi a una polizza vita sottoscritta nel 1997. Il contratto prevede dei versamenti mensili di 108,46 euro (primo versamento 25 luglio 1997); dei caricamenti pari al 5% (che con l’aggiunta dell’imposta del 2,50% determinano un premio investito di 100,52 euro) ed un’aliquota di retrocessione del 90% (minimo trattenuto 0,6%). Il rendimento è collegato alla gestione separata ISV Fondo Cresci Tempo di Intesa Sanpaolo Vita. Il rendimento minimo garantito è del 4% (minimo garantito che la polizza sta retrocedendo dal 2008). Mi conviene continuare ad alimentare la polizza? Oppure mi conviene sospendere la contribuzione e sfruttare la capitalizzazione annuale?
In quasi 23 anni quanto mi ha effettivamente reso? La polizza ha un montante (al 1° gennaio 2020) di 55.260,28 euro. A gennaio 2018 ho interrotto i versamenti mensili (ultimo versamento 25 dicembre 2017). Ho effettuato anche dei versamenti una tantum di mille euro il 28 novembre 2019, di 3mila euro il 1° settembre 2017, di 4mila euro il 22 ottobre 2015 e di 5mila euro il 17 dicembre 2014.
V.P.

Risponde Federica Pezzatti - f.pezzatti@ilsole24ore.com

Lei possiede uno strumento che, seppure molto oneroso, ha, soprattutto in questo momento, dei vantaggi “esclusivi”. Parliamo di esclusività in quanto il cosiddetto rendimento minimo del 4% è un tasso di altri tempi.
I prodotti assicurativi di questo tipo nel tempo si sono allineati ai tassi di mercato e non hanno più questi ritorni garantiti. Anzi attualmente le polizze in emissione danno garanzia sui premi versati al netto dei costi in certi casi solo alla scadenza del prodotto. Non parliamo più dunque di tassi positivi ma parliamo di tassi zero, nella migliore delle ipotesi: ossia il completamento del piano. Va poi precisato che si tratta di soluzioni di ramo I che sono immunizzate da quanto accade sui mercati (sia nelle fasi positive, sia nelle fasi negative). In sostanza se i mercati crollano, come sta succedendo in questi giorni, chi possiede una polizza rivalutabile può dormire sonni tranquilli. Le valorizzazioni dei titoli contenuti nelle gestioni separate sono effettuate al costo storico e non ai valori di mercato. La rivalutazione annuale realizzata dalla gestione separata assicurativa a cui queste polizze sono collegate, dipende in sostanza dal flusso cedolare incassato dagli assicuratori durante l’anno e da eventuali plusvalenze sulla compravendita dei titoli in portafoglio. Quindi non si avranno mai dei rendimenti stellari (come quelli realizzati dalle borse nel 2019 e ormai in parte vanificati) ma si avranno, anno per anno, ritorni di qualche punto percentuale (nel 2019 le gestioni separate si sono fermate a rendimenti al lordo dei costi nell’ordine del 2,9% medio che diventa circa lo 0,5% e l’1% dipende dalle percentuali trattenute dalle compagnie). Tuttavia, chi ha vecchie tariffe continua a godere del rendimento garantito. E, vantaggio valido per tutti, non si rischiano perdite di natura finanziaria. Infine, non si paga il bollo sugli investimenti che pesa lo 0,2% all’anno.
«Il lettore effettua un versamento mensile per un totale di 1.291 euro annui (i vecchi 2.500.000 lire). Ha stipulato la polizza vita prima del 2001 beneficiando di una detraibilità fiscale del 19% pari al massimale di 1.291 euro», precisano da Consultique SCF. Tale massimale a partire dal 2013 è sceso a 630 euro ed a 530 euro a partire dal 2014. Ciò ha visto più che dimezzare il beneficio fiscale (da 245 euro a 100 euro circa). «Il rendimento minimo garantito al 4% resta un ottimo rendimento nella fase di rivalutazione annuale – spiegano da Consultique SCF –. Mentre nella fase di versamenti aggiuntivi come ha già indicato lo stesso investitore c’è un caricamento del 5% una tantum sul nuovo premio versato. Tale caricamento riduce la convenienza economica ai nuovi versamenti ma oggettivamente non lo annulla in quanto, questi ultimi, nel tempo beneficiano di un rendimento del 4% annuo che matura sul capitale al netto dei suddetti caricamenti. Ciò porta ad ogni modo ad avere un rendimento medio annuo lordo intorno al 3,6%. Attualmente dati gli attuali tassi di interesse, resta un rendimento di tutto rispetto».