Plus24 | Per la trentenne assunta a Poste il versamento a Fondoposte può salire

Consultique
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Plus24 | Per la trentenne assunta a Poste il versamento a Fondoposte può salire

Plus24 | Per la trentenne assunta a Poste il versamento a Fondoposte può salire

 

LA LETTERA

Dal 1° giugno 2023 presto servizio, nella provincia Sud Sardegna, come portalettere a tempo indeterminato di Poste Italiane (guadagno poco più di 22mila euro lordi annui).
Ho trent’anni, mi sposerò il prossimo ottobre avendo già la disponibilità di una casa di proprietà. Ho aderito al Fondoposte impegnando l’1% della retribuzione utile ai fini del Tfr, suddiviso per metà nel comparto garantito e per metà nel comparto bilanciato. Con la legislazione attuale andrei in pensione nel 2060: in quale misura sarebbe saggio aumentare quell’1% attuale?

Martina Cuccu

Prima di tutto notiamo con piacere che persone giovani (in Italia un trentenne è definito tale) si avvicinino alla previdenza complementare. Si spera che la tendenza continui e che i dati dell’età di chi aderisce si abbassino.
Le nuove generazioni sono quelle che avranno bisogno di più di ricorrere alla pensione integrativa, per questo va guardata con una certa inquietudine la fotografia scattata dalla Covip, l’Authority che presidia il settore, che nella recente relazione sull’attività svolta nel 2022 ha evidenziato come tra gli aderenti a fondi pensione e Pip prevalgano le classi intermedie e più prossime all’età di pensionamento: il 48,9% degli iscritti ha età compresa tra 35 e 54 anni, il 32,3% ha almeno 55 anni e solo il 18,8% è sotto i 35 anni.

Venendo alla sua domanda abbiamo fatto analizzare il caso agli esperti indipendenti di Consultique.
«Per prima cosa, è necessario capire quali saranno le entrate future da previdenza pubblica e la loro decorrenza – spiegano da Consultique –. Al fine di fornire una stima del vitalizio statale, è necessario fare delle ipotesi sull’andamento futuro dei redditi. In questo caso specifico, il lettore presenta un reddito complessivo lordo annuo pari a 22mila euro. Ipotizzando una crescita dei redditi del 2% oltre l’inflazione attesa (stimata al 2%) risulta che il lettore andrà in pensione all’età di 67 anni e 2 mesi (marzo 2060) con un tasso di sostituzione netto, ovvero il rapporto tra reddito ante-pensionamento ed entrate da previdenza pari al 64,7 per cento».

In altre parole, la pensione pubblica del lettore sarà circa il 65% dell’ultimo reddito percepito. Al fine di capire quanto è necessario versare nella previdenza complementare per avere una rendita aggiuntiva al pensionamento, è fondamentale conoscere il tenore di vita desiderato e la capacità di risparmio.

Il lettore aderisce, da giugno 2023, al fondo pensione negoziale Fondoposte (frutto di contratti e accordi collettivi promossi dai sindacati e sono accessibili solamente al personale non dirigente di Poste Italiane e ai dipendenti delle controllate).

Per questo fondo, se, oltre al Tfr, si versa l’1% della propria retribuzione annua lorda (Ral) come contributo volontario, l’impresa si impegna a versare il 2,3 per cento. Se il nostro lettore continuerà questa contribuzione fino al pensionamento, il tasso di sostituzione netto salirà a 82,8 per cento.

«Ipotizzando che il lettore voglia mantenere un tenore di vita dopo il pensionamento almeno pari al 90% del'ultimo reddito ante pensione – spiegano da Consultique –, è dunque consigliato aumentare la contribuzione volontaria passando dall’attuale 1% di contributo volontario al 3% (l’importo aggiuntivo da versare è pari a circa 400 euro annui) sfruttando la deducibilità fiscale dei contributi volontari fino a 5.164,57 euro. È tuttavia importante considerare che tali somme sono vincolate fino al pensionamento». Esistono delle eccezioni per poter aver diritto alle prestazioni ante pensionamento, tuttavia, risultano penalizzanti per il contribuente». Ad esempio, l’anticipazione consente di ottenere al massimo il 75% delle somme precedentemente versate per spese sanitarie, oppure per acquisto prima o per interventi di manutenzione.

«Il riscatto invece, può essere richiesto fino al 100% della prestazione solamente a seguito di ipotesi molto stringenti quali lo stato d'invalidità permanente, la cessazione dell’attività e inoccupazione per più di 48 mesi lavorativa o la perdita dei requisiti di partecipazione», concludono da Consultique.

Risponde Federica Pezzatti