Scopri se i risparmi in banca sono al sicuro

Consultique
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Scopri se i risparmi in banca sono al sicuro

«A questo punto è necessario e urgente che per prodotti come le obbligazioni subordinate venga vietata la vendita allo sportello, per legge». Parola del direttore della Banca d’Italia Salvatore Rossi. Data 13 dicembre 2015, all’indomani del caos sortito dal crac di quattro banche popolari, Etruria in testa. Dopo le norme sul bail-in, «è davvero cambiato il mondo nel campo della gestione delle crisi bancarie», aggiungeva. In una intervista a “In mezz’ora” Rossi inoltre sottolineava che Banca d’Italia «ha fatto tutto quello che era possibile fare al meglio delle possibilità». Al di là delle valutazioni sull’operato della vigilanza (nessuno ha fatto mea culpa), fra poco sarà Natale. E le parole di Rossi sono rimaste tali. Nulla è stato fatto. Le obbligazioni subordinate sono ancora lì al loro posto e in gran parte continuano a essere vendute allo sportello. Addirittura 23 miliardi sono illiquide e non quotate. Il che significa che l’unica entità che se le può ricomprare è la stessa banca che le ha vendute al cliente. Un mega conflitto d’interessi. Gli istituti, al di là del mero conto corrente, chiedono fiducia e vendono prodotti. È bene, dunque, andare a spulciare tali obbligazioni per comprendere di chi ci si possa fidare e quanta fiducia si possa accordare. Con l’aiuto di una società specializza e degli analisti di Consultique abbiamo passato in rassegna le obbligazioni subordinate quotate (e nella pagina 4 quelle non quotate). I valori sono complessi. Abbiamo dunque fatto emergere un dato incontrovertibile. Ovvero il rendimento e lo spread (il differenziale) rispetto al Btp. Più è alto il rendimento lordo più alto è il rischio che il mercato percepisce. Un valore incontrovertibile. Se ci sono obbligazioni che rendono più del 10% o addirittura più del 20% (Veneto Banca), è meglio stare alla larga. Alcuni titoli di Mps rendono più delle emissioni del Venezuela. Sebbene il taglio minimo sia di 50.000 euro e dunque destinato a un investitore più strutturato, un’obbligazione del Monte dei Paschi rende persino il 34%.
Dato allarmante
Un dato allarmante, per il semplice fatto che queste tipologie di prodotti, pur rientrando nell’alveo dei normali strumenti obbligazionari, lasciano scoperti i clienti. I diritti dei sottoscrittori sono infatti, come dice il nome, subordinati ad altri. In pratica, in caso di problemi finanziari per l’emittente, il loro rimborso avviene successivamente a quello dei normali obbligazionisti e prima degli azionisti. In parole povere, chi ha questi titoli deve attendere che vengano rimborsati tutti gli obbligazionisti per avere quello che gli spetta. Spesso e volentieri, però, il capitale non basta per tutti e chi possiede questi bond rimane a bocca asciutta. È esattamente quello che è successo a chi aveva le subordinate delle quattro banche salvate. Fortunatamente è venuto in soccorso dei risparmiatori il Fondo Interbancario dei Depositi che da lunedì 17 ottobre ha iniziato a rimborsare i clienti che hanno fatto domanda. Al momento i correntisti che verranno rimborsati sono circa 600 e otterranno un rimborso forfettario fino all’80% dei titoli azzerati con il salvataggio di novembre 2015. Proprio per i rischi che offrono, le obbligazioni subordinate possono rappresentare un buon indicatore per conoscere la solidità delle banche che le propongono al mercato. Ne esistono di due tipi: quelle scambiate sul mercato regolamentato, le subordinate quotate, e quelle che di fatto si comprano e si vendono solo allo sportello, le subordinate non quotate. A oggi si riesce a tracciare una mappa completa al 100 per cento solo dei prodotti quotati. Per gli altri la trasparenza è minima e una fotografia del mercato è difficile da tracciare. «Bisognerebbe controllare i bilanci di ogni banca presente sul mercato, capire quali obbligazioni ha una banca e quali tra queste sono le subordinate non quotate», spiega Patrizio Basile, analista esperto di bond di Consultique, società di consulenza finanziaria. Le obbligazioni quotate in Borsa sono decisamente più trasparenti e liquide, possono cioè essere scambiate come un normale titolo azionario. Secondo i dati forniti da Skipper Informatica, uno dei maggiori data provider in ambito finanziario, sul mercato italiano esistono 174 obbligazioni subordinate quotate con un capitale emesso di 85,9 miliardi in euro, 2,6 miliardi in dollari e 600 milioni in sterline inglesi, di cui ancora in mano ai sottoscrittori 79,8 miliardi in euro, 2,6 miliardi in dollari e 600 milioni in sterline.
 
La Bussola
Come utilizzare allora un bond subordinato come termometro di solidità di un istituto? «Con i tassi a zero del mondo obbligazionario, oggi un titolo subordinato che esemplificando offre il 6-7 per cento a due anni dovrebbe mettere in allarme l’investitore che ce l’ha in portafoglio», spiega Patrizio Basile. «Chi vuole comprare questi prodotti», dice, «deve sapere che più il rendimento è alto, maggiore è il rischio che ha il risparmiatore di non rivedere il suo capitale. Del resto si tratta di fatto di un prestito che il risparmiatore sta facendo alla banca». Nella tabella a fianco vengono riportati i rendimenti delle obbligazioni subordinate quotate. A parità di scadenza, più è alto il rendimento dell'obbligazione maggiore è il rischio che l’investitore corre di non recuperare il capitale investito. «Sebbene non ci sia una ricetta certa», dice Basile, «bisogna considerare che stiamo parlando di un mercato, quello obbligazionario che normalmente non rende nulla. A queste condizioni, anche rendimenti di pochi punti percentuali possono far alzare le antenne». Del resto, va detto, si tratta di prodotti che gli esperti non consigliano ad investitori alle prime armi. «Il problema delle obbligazioni subordinate è emerso con il crack delle quattro banche in crisi», dice Basile. «Prima l’investitore retail era ancora meno consapevole quando comprava un bond subordinato. Spesso si accontentava di un rendimento leggermente più alto rispetto ad altri prodotti obbligazionari senza sapere che ciò che otteneva non era commisurato al rischio cui andava in contro». E allora a cosa bisogna stare attenti se si vuole comprare un’obbligazione subordinata quotata? «Oltre al rendimento di questi prodotti», sottolinea Basile, «è importante capire concretamente se la banca nei prossimi anni fallirà. Come farlo? Andando a vedere il capitale della banca, il totale Dei mezzi, il totale del passivo e tutti quegli indicatori che attestano lo stato di salute di un istituto. Se non si è in grado di fare questa analisi, allora è meglio investire su prodotti più tranquilli». Ma non bisogna demonizzare questi prodotti, sottolinea Basile. «Chi ha patrimoni ingenti può permettersi di rischiare investendo decine di migliaia di euro sapendo che potrebbe anche perderli oppure ottenere grandi ritorni. L’importante è conoscere i rischi che si corrono». Insomma, il gioco deve valere la candela.
 
Il Bail-in
Anche perché le norme europee del bail-in sono molto complesse. E prevedono anche la partecipazione di queste obbligazioni in caso di mancato aumento di capitale. E’ successo in Portogallo e in Olanda. Ma una delle ipotesi di sostegno al Monte dei Paschi è stata proprio questa questa. Poi è finita accantonata. Ma il rischio non è stato virtuale. E’ stato concreto.
Bene tenerlo presente. Perché le parole di Rossi non sono state le uniche a rimanere in cielo. Il numero uno della Consob, Giuseppe Vegas, all’indomani dei crac bancari, aveva assolto il proprio operato. Dichiarando che i prospetti di vendita erano chiari e precisi. Colpa dunque di chi ha toppato l’investimento. Peccato che non siano mai stati applicati i nuovi prospetti dove si indicano nero su bianco (in percentuale) le probabilità di perdere il capitale. Ieri la Consob ha approvato una raccomandazione per disincentivare gli scambi di prodotti illiquidi. Vedremo che succederà. A distanza di un anno dalla vicenda Etruria, è sicuramente il momento di mettere mano al settore. Parliamo di quasi 110 miliardi di euro di proprietà degli italiani attualmente nelle mani delle banche. Non bazzecole.