We Wealth | Btp Italia: la cedola dell’emissione di maggio 2025. Conviene?

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We Wealth | Btp Italia: la cedola dell’emissione di maggio 2025. Conviene?

We Wealth | Btp Italia: la cedola dell’emissione di maggio 2025. Conviene?

Lunedì 26 maggio - We Wealth

Il Mef ha annunciato la cedola minima garantita per il nuovo Btp Italia in emissione retail dal 27 al 29 maggio: quanto conviene, a conti fatti.

Il ministero dell’Economia ha chiarito l’ultimo tassello mancante della nuova emissione del Btp Italia, in collocamento per il pubblico retail dal 27 al 29 maggio: la cedola minima garantita sarà pari all’1,85%. Il tasso potrà essere confermato o rivisto al rialzo all’inizio dell’ultima giornata di emissione, quella riservata agli investitori istituzionali, il 30 maggio.

In parole semplici, si tratta della cedola che verrà riconosciuta in ogni caso agli investitori, anche se l’inflazione dovesse diventare nulla o negativa. Il Btp Italia, infatti, è un titolo pensato per offrire un rendimento reale, cioè corretto per l’aumento del costo della vita. Di conseguenza, risulta particolarmente utile se l’inflazione sale più del previsto; meno vantaggioso, invece, se i prezzi si raffreddano (in quel caso, un classico Btp a tasso fisso offre rendimenti superiori).

Nello specifico, il Btp Italia corregge il rendimento per il costo della vita attraverso una rivalutazione semestrale della cedola e del capitale, eseguita sulla base dell’indice FOI, elaborato da Istat per stimare il costo della vita di operai e impiegati.

Oltre alla cedola, il Btp Italia prevede un premio fedeltà finale pari all’1%, riservato esclusivamente ai risparmiatori che lo abbiano acquistato in emissione primaria e mantenuto ininterrottamente in portafoglio per tutti i sette anni di durata. È importante sottolineare che il premio fedeltà non è annuale, ma un rendimento una tantum corrisposto alla scadenza.

Una cedola minima conveniente?
Quella del Btp Italia di maggio 2025 è una cedola minima conveniente? Secondo le previsioni raccolte da We Wealth nei giorni scorsi, il tasso minimo atteso era compreso tra l’1,75% e l’1,9%. L’1,85% annunciato rappresenta quindi un compromesso perfetto rispetto alle attese e può essere considerato moderatamente interessante. “Il tasso cedolare del Btp Italia è abbastanza allineato a quanto ipotizzato nell’ultimo articolo, quando si era detto 1,70%. Si tratta nello specifico di un tasso leggermente superiore al differenziale tra tasso nominale e aspettative di inflazione, ma ciò è coerente con la politica solitamente seguita dal Mef di offrire qualche punto base in più rispetto alle quotazioni di mercato”, ha dichiarato Rocco Probo, analista di Consultique.

Il codice ISIN del titolo in questa prima fase, ha comunicato il Mef, è IT0005648248, mentre il numero indice dell’inflazione calcolato alla data di godimento e regolamento è 121,39000.

Come funziona la rivalutazione del Btp Italia
Il meccanismo di indicizzazione si basa su un coefficiente che riflette l’andamento dell’inflazione misurata dall’Istat. Per esempio, se dopo sei mesi l’inflazione fosse del 5%, il coefficiente di indicizzazione sarebbe 1,05. Se il capitale investito fosse pari a 1.000 euro e il tasso cedolare annuo fosse dell’1,6%, la cedola semestrale si calcolerebbe moltiplicando metà del tasso (0,8%) per il capitale rivalutato (1.000 x 1,05 = 1.050 euro), generando una cedola di 8,40 euro. Inoltre, la rivalutazione del capitale sarebbe di 50 euro, portando così la remunerazione complessiva del primo semestre a 58,40 euro.

Conviene coprirsi dal rischio-inflazione con i Btp?
“Gli strumenti che permettono un’indicizzazione all’inflazione sono rilevanti in una pianificazione complessiva, poiché possono svolgere una funzione assicurativa a livello di portafoglio finanziario. L’utilizzo di singoli titoli è preferito rispetto a soluzioni di risparmio gestito (fondi e/o ETF), in quanto è possibile avere una maggiore flessibilità nel definire l’orizzonte temporale di investimento e la duration di portafoglio”, ha affermato Rocco Probo, analista di Consultique Scf.
“Per queste ragioni utilizziamo obbligazioni indicizzate all’inflazione, tra cui – ma non solo – i Btp Italia”.

“Come consulenti finanziari indipendenti, riteniamo opportuno valutare l’inserimento di titoli indicizzati all’inflazione come parte di una strategia di diversificazione del portafoglio obbligazionario”, è l’opinione della responsabile dell’Area obbligazionaria di SoldiExpert Scf, Barbara Giani.
“Non si tratta di scommettere, ma di proteggersi da scenari alternativi, in cui un ritorno dell’inflazione strutturale possa incidere sulla redditività complessiva degli investimenti. Il Btp Italia 2025 che andrà in scadenza a fine mese ha reso molto di più nel corso della sua vita rispetto al corrispettivo Btp tradizionale, a dimostrazione di quanto questi strumenti possano rappresentare una buona protezione in fasi economiche instabili e imprevedibili”.

Chi detiene patrimoni importanti o desidera proteggersi a lungo termine dal rischio di un picco inflattivo più avanti nel tempo, può cogliere l’opportunità di coprire una parte del proprio portafoglio. Nell’incertezza sugli effetti dei dazi,

“la percentuale di questa tipologia di titoli sul totale dell’investimento obbligazionario dovrebbe restare, a nostro avviso, nell’intervallo 15%-30%”, conclude Jacopo Ceccatelli, responsabile clientela istituzionale di Finint Private Bank.

Chi non possiede nemmeno un Btp o altro titolo protetto dall’inflazione potrebbe quindi considerare l’emissione di fine maggio come una buona occasione.

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