
Martedì 27 maggio - We Wealth
Proteggere il risparmio dall’inflazione: ci sono anche fondi ed Etf che usano questo meccanismo, ma non è uguale a quello del Btp Italia: pro e contro
Acquistare il Btp Italia non è l’unico modo per proteggere il potere d’acquisto dei propri risparmi dall’inflazione, ma è probabilmente uno dei più efficaci. La prima ragione è intuitiva: chi investe in Btp Italia, come piccolo risparmiatore, vive in Italia, fa la spesa in Italia, paga bollette italiane. Ha dunque senso che il proprio capitale si rivaluti sulla base dell’inflazione italiana (indice FOI, al netto dei tabacchi). Al contrario, scegliendo titoli indicizzati all’inflazione europea (come i Btp€i) o a quella francese o tedesca, non si avrebbe la garanzia che l’adeguamento del potere d’acquisto rifletta l’andamento dei prezzi del Paese di residenza.
Se l’obiettivo non è scommettere su dove l’inflazione salirà di più, ma semplicemente difendersi da eventuali picchi nei prezzi della vita quotidiana, allora il Btp Italia rappresenta lo strumento più diretto, efficace e a basso rischio.
Fondi ed Etf inflation-linked: diversificazione e rischio emittente
Una possibile alternativa è rappresentata da fondi comuni o Etf composti da titoli di Stato inflation-linked. I costi di gestione di queste soluzioni sono generalmente contenuti: possono quindi rappresentare un’opzione interessante, soprattutto per chi cerca una maggiore diversificazione geografica. Questi prodotti investono in panieri di titoli indicizzati all’inflazione di Paesi come Italia, Francia, Germania e Spagna. Tuttavia, anche in questo caso, la rivalutazione non seguirà perfettamente l’inflazione italiana, ma una media. In quali scenari può essere vantaggioso?
Nel caso in cui l’Italia finisca nel mirino dei mercati finanziari, con un aumento dello spread e un conseguente calo dei prezzi dei Btp, un fondo diversificato risentirebbe meno della pressione, limitando il ribasso. In scenari estremi – per quanto improbabili – come quello di un default sovrano, detenere un portafoglio diversificato ridurrebbe l’esposizione al rischio specifico dell’emittente Italia. In termini di rendimento reale, tuttavia, è difficile che questi fondi (se denominati in euro) riescano a superare quello del Btp Italia, che resta uno dei titoli più “generosi” dell’Eurozona.
La variabile chiave: duration e controllo del rischio tassi
Un altro elemento a favore dell’investimento diretto in singoli titoli è la possibilità di gestire con precisione la duration. La duration esprime la sensibilità di un titolo al variare dei tassi d’interesse: più è alta, più il prezzo del titolo risente delle variazioni dei tassi. Un Ccteu, ad esempio, pur avendo la stessa scadenza di un Btp, ha una duration più bassa, perché le sue cedole si adeguano periodicamente al mercato. Con un fondo, invece, si eredita la duration media del paniere, senza possibilità di personalizzazione in base al proprio orizzonte temporale o alla propria propensione al rischio.
“L’utilizzo di singoli titoli è preferito rispetto a soluzioni di risparmio gestito (fondi e/o Etf) in quanto è possibile avere una maggiore flessibilità nel definire l’orizzonte temporale di investimento e la duration di portafoglio”, ha dichiarato a We Wealth Rocco Probo, analista di Consultique Scf. “Per queste ragioni utilizziamo obbligazioni indicizzate all’inflazione, tra cui – ma non solo – i Btp Italia”.
“Il tema dei prodotti di risparmio gestito indicizzati all’inflazione è che, dovendo diversificare gli emittenti e le emissioni, i loro panieri risultano tendenzialmente composti da strumenti mediamente più lunghi”, ha aggiunto Probo. “Giusto per citare qualche numero: il principale indice globale dei titoli inflation-linked ha una duration effettiva di 8 anni e mezzo, superiore anche alla già lunga duration del Btp Italia appena emesso, e ben oltre quella di un classico indice governativo globale a tasso nominale”.
Fra gli Etf indicizzati disponibili sul mercato, ad esempio, l’iShares € Inflation Linked Govt Bond UCITS Etf (con 1,4 miliardi di euro in gestione) presenta una duration di 7,71 anni, mentre l’Amundi Euro Government Inflation-Linked Bond UCITS Etf Acc (1,1 miliardi) ha una duration di 7,67 anni.
“Gestire la duration”, ha concluso Probo, “è rilevante in termini di asset allocation, perché una maggiore duration comporta una maggiore sensibilità ai tassi, che può – in contesti come il 2022 – sovrastare l’effetto positivo dell’inflazione realizzata sui titoli inflation-linked”. In quell’anno, nonostante l’impennata dell’inflazione, l’aumento dei tassi ha comportato una perdita del 9,73% sul fondo iShares citato. Questo rischio, aggiunge l’analista, può essere limitato con soluzioni che escludono i titoli con scadenze troppo lunghe.
Ma quindi: Btp Italia o fondi inflation-linked? Per chi punta a proteggere il proprio potere d’acquisto, soprattutto se residente in Italia, il Btp Italia resta la soluzione più efficace. Anche in termini di rendimento reale.
I fondi diversificati vincono invece sul fronte della riduzione del rischio specifico: possono essere un’opzione razionale se si è già fortemente esposti al debito italiano nel portafoglio complessivo.