We Wealth | Turchia, svolta sulla banca centrale. È l’ora di investire sulla lira?

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We Wealth | Turchia, svolta sulla banca centrale. È l’ora di investire sulla lira?

We Wealth | Turchia, svolta sulla banca centrale. È l’ora di investire sulla lira?

 

A meno di due settimane dalla sua rielezione, Erdogan nomina Erkan alla guida della banca centrale turca. Si tratta della prima donna a capo dell’autorità monetaria, che annuncerà il suo prossimo tasso di riferimento il 22 giugno. Ecco cosa significa per la lira.

Una nuova mossa del presidente turco Recep Tayyip Erdogan, a meno di due settimane dalla sua rielezione, riaccende speranze (e dubbi, soprattutto) degli investitori. Dopo aver nominato l’ex stratega di Merrill Lynch Mehmet Simsek a ministro del tesoro e delle finanze, Erdogan ha scelto Hafize Gaye Erkan alla guida della banca centrale turca. Si tratta della prima donna a capo dell’autorità monetaria, che annuncerà il suo prossimo tasso di riferimento il 22 giugno. Per Rocco Probo, analista di Consultique Scf intercettato da We Wealth, l’influenza di Erdogan sulla banca centrale “è stata pressante in passato e difficilmente non lo sarà anche in futuro”. In altre parole, la nomina di Erkan rischierebbe “di avere una rilevanza relativa” su una possibile ripresa della lira turca, che nel giro di cinque anni ha perso l’80% del suo valore contro il dollaro. Simsek, a sua volta, dovrebbe “ripulire il pasticcio dell’ultimo anno e mezzo e ripristinare la fiducia degli investitori”, commenta Ipek Ozkaderskaya, senior analyst di Swissquote. Ma il ripristino della fiducia, avverte, non sarà un gioco da ragazzi.

“Negli anni passati in Turchia non mancavano ministri delle finanze di talento o banchieri centrali intelligenti”, osserva Ozkaderskaya. “Ma ogni volta che qualcuno cercava di fare correttamente il proprio lavoro - che in Turchia significa alzare i tassi - veniva rapidamente licenziato”. Pertanto, secondo l’analista, ciò che gli investitori intendono osservare non è quanto Simsek “sia talentuoso in campo finanziario” ma quanto sarà resistente alle pressioni sui tassi bassi provenienti dall’ufficio presidenziale. “La lira è ancora una scatola nera e nessuno sa cosa stia realmente facendo il governo. Sappiamo però che dopo le elezioni si sta cercando di spostare la politica monetaria oltremodo assurda della Turchia verso una posizione più ortodossa, il che richiederà ovviamente tassi di interesse più elevati”, spiega infatti l’analista.

Investire sulla lira turca conviene adesso?
“I rendimenti offerti dalle emissioni governative degli Stati della zona euro, in questo momento, sono più che interessanti. Non vediamo, pertanto, ragioni che giustifichino l’assunzione del maggiore rischio determinante dall’investimento in generale in emissioni di paesi emergenti o in valuta emergente”, la posizione di Probo. L’inversione di tendenza rispetto al profondo sell-off sulla lira turca ci sarà se effettivamente la banca centrale aumenterà i tassi di riferimento, come avverrebbe normalmente in altre economie per evitare il deprezzamento, interviene Stefano Gianti, analista di Swissquote.

Come si investe sulla lira turca
“Per ora comprare la lira turca è come cercare di afferrare un coltello che cade, raccogliendolo dalla parte della lama: il rischio di tagliarsi e farsi male è elevatissimo”, sostiene Gianti. Un rischio percepito anche dai mercati, con i credit default swaps (maggiori indicatori di rischio, ndr) saliti del 7% in pochi giorni. “Per arrestare la caduta della lira turca, bisognerebbe aumentare i tassi di riferimento in maniera assolutamente drastica”, aggiunge. Se ciò dovesse accadere, per investire sulla lira turca si apriranno tre strade. “Un modo diretto per investire nelle valute, diventato sempre più popolare negli ultimi 15 anni, è quello di comprare o vendere direttamente il cambio ‘spot’ sul mercato forex”, spiega l’analista. “Molti intermediari offrono questa possibilità tramite i Contracts for difference (Cfd). In questo caso si beneficerebbe anche della leva finanziaria, che permette di esporsi per controvalori superiori a quelli effettivamente detenuti sul proprio conto”.

Una strategia adatta solo “per chi ne conosce bene i rischi e non solo le opportunità”, avverte Gianti. “Inoltre, la lira turca è una delle valute più volatili - ha la stessa volatilità di indici azionari come il FtseMib o il Dax, ovvero tre volte superiore a quella delle valute più scambiate come euro e dollaro - e in più ci possono essere rischi di movimenti improvvisi su alcune notizie, vista la minore liquidità della valuta rispetto alle cosiddette majors”. Quando si investe sul cambio spot bisogna anche tenere in considerazione lo swap, ovvero il differenziale di tasso di interesse tra due valute, aggiunge. “Se per esempio si investe su Usd/Try (dollaro Usa vs lira turca), si ha una remunerazione quotidiana negativa per posizioni rialziste sul cambio e positiva per posizioni ribassiste (infatti la detenzione di lire turche paga molto di più di detenere dollari, vista la forte differenza tra i tassi di interesse delle rispettive banche centrali). Questo fenomeno si chiama carry trade, ovvero detenere una valuta in portafoglio che offra una remunerazione maggiore”, spiega l’esperto.

Etf e bond per puntare sulla Turchia
“A parte questo che è il metodo più diretto, dal momento che ci si espone direttamente sul movimento del cambio, possiamo trovare altri strumenti finanziari, facilmente accessibili a tutti, come gli Etf”, aggiunge Gianti. Per il mercato turco, l’esperto cita iShares Msci Turkey Etf per l’esposizione sul mercato azionario, che nel 2022 ha distribuito un dividendo del 3.95%, e un Etf che investe sulle valute dei mercati emergenti, ovvero il WisdomTree emerging currency strategy fund, dove il peso della lira turca è al 6.39%. “Inoltre, storicamente gli investitori italiani si espongono sull’economia turca comprando obbligazioni governative o di alcune società, per godere di cedole storicamente alte. Però qui, oltre a esporsi al rischio Paese, ci si espone anche al rischio del deprezzamento del cambio, non sempre compensato dalle cedole che si ricevono”, dichiara Gianti. Un tipico esempio di bond in valuta sono i bond della Banca europea per gli investimenti, dice Probo. “Si tratta di titoli obbligazionari emessi da un emittente con rating AAA, di conseguenza con un bassissimo rischio di credito. Il vero rischio/opportunità è rappresentato dal cambio, il cui andamento influenza l’effettivo rendimento, dato che cedole e capitale sono pagate in valuta estera”, conferma l’analista.