la Repubblica | Risparmio e crisi, come capire se la propria banca è solida e affidabile

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la Repubblica | Risparmio e crisi, come capire se la propria banca è solida e affidabile

 

I principali istituti italiani sono ben patrimonializzati e pronti a resistere a eventuali shock. I parametri da considerare per comprendere le caratteristiche dell’istituto con il quale si intrattengono rapporti.

Quanto è solida e affidabile la banca con la quale intratteniamo rapporti? Cosa si rischia nel caso in cui venisse travolta da una crisi? Porsi queste domande è un bene per evitare di incappare in spiacevoli sorprese e, al tempo stesso, per non lasciarsi andare a inutili allarmismi.

Controlli più stringenti nell'Eurozona
La premessa da fare è che rovesci come quelli che hanno caratterizzato Silicon Valley Bank negli Stati Uniti e Credit Suisse in Svizzera sono meno probabili nell'Eurozona, dove i controlli delle autorità comunitarie sono più rigidi. "Negli Stati Uniti sono 14 le banche per cui vengono monitorati i requisiti di capitale, in Europa sono 2 mila e questo fa la differenza: le nostre banche sono sorvegliate, solide e hanno un capitale robusto", ha sottolineato nei giorni scorsi la presidente della Bce, Christine Lagarde. E anche l'ultimo Srep della Bce, analisi sui livelli di capitale ritenuti necessari per affrontare eventuali emergenze, ha promosso a pieni voti gli istituti italiani.

Tutele sui depositi
Al di là delle rilevazioni ufficiali, come pesare i rischi? "Dal combinato disposto di norme comunitarie e nazionali, emerge che in caso difficoltà di una realtà bancaria, in prima battuta vengano attaccati gli azionisti, successivamente gli obbligazionisti subordinati e gli obbligazionisti ordinari e infine i depositanti", racconta Rocco Probo, analista di Consultique, società di consulenza finanziaria indipendente.
Limitandoci a questi ultimi, i titolari di un conto sono tutelati fino a 100 mila euro. Questa soglia è riferita a ciascun depositante. Detto questo, i tempi per sbloccare le somme e vedersele restituire non sono certi: in passato ci sono stati casi in cui tutto si è risolto in poche settimane e altri in cui ci sono voluti mesi. "Chi rientra all'interno di questa soglia, può fare affidamento su un assetto istituzionale che lo tutela, indipendentemente dal salvataggio o meno dell'istituto e dalla modalità con cui viene gestito", aggiunge.

Gli indicatori di solidità
Per chi ha depositi più elevati, o comunque vuole sentirsi tranquillo, ci sono alcuni indicatori che è utile monitorare. Il primo è il Common Equity Tier 1 Ratio, spesso indicato come Cet1, rapporto tra il patrimonio della banca e le attività rischiose alle è esposta per la sua attività ordinaria (ad esempio i finanziamenti). "Più questo valore è elevato, e quindi più l'istituto è patrimonializzato, meno probabile è che un depositante oltre i 100 mila euro venga coinvolto nel salvataggio della banca", aggiunge l'analista. Qual è il valore che indica sufficiente solidità? "Sopra il 10%", risponde l'esperto. Anche se l'orientamento della Vigilanza è di auspicare valori superiori.
Un altro indicatore che merita di essere monitorato (forse persino con maggior attenzione, visto che le ultime crisi bancarie sono state di liquidità e non patrimoniali) è il Liquidity Coverage Ratio, che descrive la capacità di una banca di soddisfare un fabbisogno di liquidità straordinario. Questo parametro rapporta le risorse liquide di una banca rispetto alle necessità che avrebbe in uno scenario di stress. "Anche per questo indicatore vale la regola che più è elevato, minore è il rischio di assistere a una crisi", aggiunge Probo. Il requisito minimo imposto in Europa è pari al 100%.
Oltre a questi indicatori l'analisi della solidità di una banca può essere ampliata, ad esempio, alla qualità del suo credito o alla sua efficienza reddituale. "Entrambi questi due elementi non presentano attualmente criticità nel sistema bancario italiano", segnala l'esperto. Anche se possono peggiorare se dovesse concretizzarsi una recessione, "che comporterebbe un incremento della difficoltà dei debitori di rimborsare i propri prestiti, quindi la possibilità per la banca di dover affrontare un incremento dei suoi crediti deteriorati".

Gli istituti più liquidi
Fatte queste premesse, Consultique ha confrontato per Repubblica gli indicatori di solidità dei principali gruppi bancari italiani. "Dall'analisi emerge la solidità degli indicatori patrimoniali", sottolinea Probo. Il quale sottolinea come sia complesso stilare graduatorie in base al livello solo di un indicatore. "Non c'è un indicatore che, da solo, certifichi una maggiore o minore solidità dell'istituto. Ad esempio, l'Lcr ci dice quanto bene un determinato istituto riuscirà ad affrontare un periodo di stress in termini di liquidità. Giusto per fare un paragone Credit Suisse aveva un LCR del 144%, quindi superiore al minimo regolamentare, ma inferiore ai valori delle banche nella tabella", sottolinea. "A questo proposito va ricordato che, nel caso di Credit Suisse, nessun depositante e nessun obbligazionista ordinario sono stati coinvolti nell'operazione di salvataggio", conclude.

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