Plus24 | Armi & difesa. I venti di guerra spingono al rialzo i titoli del settore

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Plus24 | Armi & difesa. I venti di guerra spingono al rialzo i titoli del settore

Plus24 | Armi & difesa. I venti di guerra spingono al rialzo i titoli del settore

 

Quotati a Piazza Affari gli unici due Etf in Europa specializzati sul tema

Il settore armi e difesa è sicuramente controverso: oscilla tra possibili opportunità, problematiche etiche e una forte volatilità. Con l’avvento della guerra in Ucraina si è creato, finanziariamente parlando, un quadro positivo per i titoli di questo settore, che sta diventando sempre più performante.

Bank of America ha infatti raccomandato più volte ai suoi investitori di puntare sui titoli della difesa a grande capitalizzazione, facendo attenzione al quadro geopolitico che non sembra essersi rasserenato.

«Da anni, si è innescata una corsa agli armamenti a livello globale – spiega Ida Pagnottella, consulente finanziario indipendente - e la situazione in Ucraina non ha fatto altro che intensificare questo processo. L’escalation di tensioni geopolitiche, che stanno portando a un mondo multipolare e non più dominato dall’Occidente, hanno spinto ulteriormente gli investimenti nell’industria».

Da questa situazione emerge un aumento sempre più consistente della spesa globale per la difesa, con un investimento che ha raggiunto la cifra record di 2.240 miliardi di dollari solo nel 2022 (+3,7% rispetto al 2021) e che dovrebbe addirittura aumentare siccome molti Paesi Nato devono ancora raggiungere l’obiettivo previsto dagli accordi di investire il 2% del Pil annuo in armi e difesa.

Diversi Paesi stanno adottando strategie nel settore della difesa: gli Stati Uniti, il Regno Unito e l’Australia si sono alleati per la produzione di otto nuovi sottomarini nucleari per la marina australiana, mentre il Giappone ha l’obiettivo di investire il 2% del suo Pil nel settore della difesa nei prossimi 5 anni. Nel frattempo, la Cina continua ad aumentare gli investimenti nella sua difesa.

Per gli investitori, quindi, che opportunità emergono? «Dall’inizio del conflitto tra Russia e Ucraina, le maggiori società attive nel settore della difesa, delle armi e dell’aerospazio hanno visto salire il prezzo delle loro azioni tra l’8 e il 170% - spiega Marco Chinaia, analista di Consultique - dando vita a un vero e proprio rally di mercato, sostenuto dal notevole incremento degli impegni economici e politici che Europa e Usa stanno assumendo». «Come tutti gli investimenti azionari, il settore azionario della difesa nel breve periodo risente di fattori come i tassi di interesse e la liquidità di mercato – continua Pagnottella -. Quando l’inflazione è in fase calante insieme ai tassi e al dollaro, questi fattori possono ridare un sostegno al settore».

Ma anche l’industria degli Etf – fondi comuni quotati che replicano passivamente l’andamento di un indice che diversifica e riduce il rischio su numerose società – non è rimasta ferma e in Italia da inizio 2023 sono stati quotati due Etf concentrati sul settore difesa (vedi tabella in basso).

«Secondo una ricerca che HANeft ha condotto tra i gestori patrimoniali, il 78% degli intervistati ha affermato che la geopolitica è un aspetto di fondamentale importanza per scegliere gli Etf su cui investire – spiega Chinaia –. I due Etf approdati a Piazza Affari sono gli unici in Europa concentrati sul settore difesa».

L’Etf di VanEck replica fisicamente l’indice MarketVector Global Defense Industry, composto da un paniere molto concentrato di 29 titoli, legati alla tecnologia della difesa e alla sicurezza informatica su larga scala. «Nel dettaglio, le azioni che compongono l’indice devono dimostrare di ottenere ricavi dall’industria militare o della difesa per almeno il 25% del fatturato – continua –. A livello geografico il peso principale è, come ci si aspetta, quello degli Stati Uniti che, al 30 giugno 2023, valeva il 56,54% della composizione totale».

Recentemente è stato quotato su Borsa Italiana anche l’Etf di HANetf, che replica fisicamente l’indice Eqm Future of Defence, composto da un paniere di 46 aziende attive nella produzione di armi, aerei, equipaggiamenti e strumenti per la difesa e per la sicurezza informatica per gli alleati Nato.

A livello geografico il peso principale è, anche in questo caso, quello degli Stati Uniti che, al 30 giugno 2023, valeva il 61,98% della composizione totale.

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