Plus24 | Conti deposito: il vincolo a un anno offre solo l’1,83%

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Plus24 | Conti deposito: il vincolo a un anno offre solo l’1,83%

Plus24 | Conti deposito: il vincolo a un anno offre solo l’1,83%

 

Gli istituti di credito tornano a promuovere l’offerta, ma tenere la liquidità bloccata in banca per un periodo prestabilito remunera meno rispetto a un investimento in titoli di Stato di pari scadenza

L’ultimo rapporto Abi di ottobre 2022 ha sottolineato come in Italia, a settembre, la dinamica della raccolta diretta complessiva risultasse in crescita del +1,3% su base annua. In particolare, i depositi (conto corrente, certificati di deposito, pronti contro termine) sono aumentati di 38 miliardi di euro nello stesso mese rispetto a un anno prima (+2,1% su base annua), mentre la raccolta a medio e lungo termine (obbligazioni), è scesa di circa 11 miliardi di euro nell’ultimo anno (-5,1%).

Chiamati anche depositi a tempo, i conti di deposito sono conti vincolati per un certo periodo di tempo, quindi non in libera giacenza, che riconoscono un tasso maggiore rispetto al conto corrente, offrendo quindi una remunerazione più alta. «In termini generali i conti deposito sono una soluzione per la gestione della liquidità – spiega Rocco Probo, analista ufficio studi di Consultique –. Si tratta di un investimento a basso rischio, ma per raggiungere un risultato ottimale è necessaria una corretta pianificazione delle entrate e delle uscite attese».

L’inflazione alta, ben sopra la soglia desiderata dalla Bce e causata da diversi fattori tra cui il problema energetico, ha portato la Banca Centrale ad aumentare i tassi di interesse. L’Euribor, il parametro di riferimento per i tassi di raccolta (ma anche di impiego), fino all’anno scorso è stato negativo e non dava modo di ottenere remunerazione dai conti di deposito. Con l’inflazione oltre i livelli prestabiliti (arrivata sopra al 10%, contro il 2% desiderato dalla Bce) e il conseguente incremento dei tassi, si è riaperta la finestra su questa tipologia di investimenti.

I conti di deposito possono essere di tre tipologie vincolati, svincolabili e liberi. «I conti svincolabili prevedono un vincolo contrattuale, quindi, tendenzialmente offrono dei rendimenti maggiori rispetto ai liberi dove non vi è nessun tipo di vincolo – specifica Probo -. Il vincolo, pur presente, può essere, sotto definite condizioni che variano da conto a conto, superato su richiesta del depositante». I conti vincolati, invece, impongono all’investitore di tenere bloccata la liquidità per il periodo pattuito. «La scelta tra vincolati e svincolabili è legata alle spese in programma. La remunerazione sarà sempre maggiore per i primi rispetto ai secondi; tuttavia, un investitore può rinunciare a qualche centesimo di rendimento in cambio della possibilità di rendere nuovamente liquide le somme per far fronte ai propri bisogni».

Le banche propongono i conti di deposito per una fascia di clientela basica, che ha progetti di investimento meno strutturati o diversificati, oppure progetti di spesa importanti, che non consentono di investire su scadenze più lunghe. Nel caso dei conti deposito possiamo parlare di un rendimento basico su investimenti per lo più a breve o medio termine, in alternativa ai Bot o ai Btp, mentre gli investimenti più strutturati in genere sono a due, tre, cinque o dieci anni, per vedere tassi sempre maggiori e garantire così un maggiore rendimento. Però, come accennato prima, gli investitori tendono a prediligere scadenze brevi, a discapito delle obbligazioni a medio lungo termine. È comunque fondamentale notare che le offerte dei conti di deposito perdono la sfida con i Bot o i Btp alle diverse scadenze. Ciò si può notare osservando i tassi di interesse al netto delle tassazioni: i Bot sono tassati al 12,5% mentre i conti di deposito al 26%.

Il risparmiatore, in ogni caso, non è nelle condizioni di riuscire a battere il tasso di inflazione investendo il proprio denaro nei conti di deposito ai tassi attuali, perché il tasso nominale di questi è ben inferiore all’inflazione. Di conseguenza, il tasso reale (dato da tasso nominale meno inflazione) è uguale a un valore comunque negativo. Il potere d’acquisto resta legato all’inflazione, e anche se si dovesse investire in un conto di deposito per un periodo di sei mesi ai tassi attuali, a questi livelli di inflazione non si riuscirebbe a coprire il maggiore costo della vita. I piani della Bce, comunque, non sembrano essere finiti. La Banca Centrale ha già alzato in tre occasione i tassi (a luglio, settembre e ottobre) e il 15 dicembre dovrebbe confermare ulteriori rialzi.

Eleonora Trentini

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