ProfessioneBorsa.it | Dal Food all’assistenza sanitaria, i settori in cui conviene investire in tempo di guerra

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In quali settori conviene investire in questo periodo in cui nel cuore dell’Europa c’è il conflitto tra Ucraina e Russia e il riverbero in termini di effetti ci colpisce in pieno. Ne parliamo con Giuseppe Romano, Direttore dell’Ufficio Studi di Consultique SCF SpA, azienda specializzata nella consulenza finanziaria indipendente. Scopriamo insieme chi può trarre “vantaggio” dalla situazione attuale. E cioè, i settori «auriferi, basic materials, nucleare, infrastrutture energetiche, oil & gas. Per non parlare poi di alcune nicchie letteralmente decollate per le conseguenze del conflitto: non solo i produttori di armi, ma anche chi fa fertilizzanti, […] così come quelle coinvolte nelle cosiddette “terre rare”».

In tempi di guerra è opportuno investire o meglio stare fermi? Se sì, in quali settori in questo periodo conviene investire?
«L’analisi empirica sulle reazioni dei mercati finanziari a qualche evento di guerra porta a conclusioni che spesso potrebbero apparire controintuitive. L’evento bellico di per sé, infatti, non sempre ha portato a fasi correttive o di storno per le Borse. Questo perché le tensioni geopolitiche possono aggiungere volatilità in ottica di breve termine. Questo, specie nelle fasi iniziali, dove l’escalation militare è in qualche modo inattesa. Nel medio termine, invece, contano maggiormente altri tipi di variabili, prime fra tutte quelle macroeconomiche e fondamentali, tra cui annoveriamo l’andamento degli utili. Ancora, le prospettive di crescita, i livelli dei tassi di interesse e l’atteggiamento delle Banche centrali in termini di liquidità».

Quindi, nei fatti non è come sembra, nel senso che con la guerra in qualche modo non è detto vada tutto in malora?
«Dobbiamo essere chiari. In linea generale, quindi, occorre avere una visione più ampia rispetto al conflitto in sé. Lo hanno dimostrato le stesse dinamiche della guerra tra Russia e Ucraina con i mercati che, ad un mese dall’inizio della stessa, vantavano un saldo positivo. Un risultato che poi è stato perso più per il complicato contesto macroeconomico, con le tensioni inflattive e le politiche restrittive delle Banche centrali a tenere il palcoscenico. Conviene quindi superare l’emotività di breve periodo anche approfittando della volatilità che l’evento bellico porta».

In Italia come siamo messi?
«Diciamo che il discorso cambia nel caso in cui l’evento bellico si innesti in un contesto particolare. Magari già deteriorato in termini di fondamentali macro con ipotesi di rallentamento o anche recessivi. In questo caso la guerra è un fatto che si aggiunge a rischi già presenti e può fungere da “innesco”. In questo scenario, i settori da preferire sono quelli difensivi (quelli cosiddetti a basso beta, cioè poco legati al ciclo economico e con minore variabilità). Per esempio, dal Food all’assistenza sanitaria, ma anche i beni non voluttuari e le utilities. Sono questi i comparti che hanno tratto maggiormente beneficio ultimamente proprio da un atteggiamento più prudente del mercato sulle prospettive economiche. Oltre a quelli che, in un contesto di forte uptrend delle materie prime, hanno tratto beneficio per l’aumento della marginalità»
Dal Food all’assistenza sanitaria, i settori in cui conviene investire in tempo di guerra ce ne parla Romano di Consultique. Quali sono gli effetti reali della guerra sull’economia italiana?
«Gli effetti si diramano su diversi livelli: a livello macroeconomico sarà inevitabile una revisione al ribasso delle precedenti stime di crescita del PIL. Incidono i maggiori costi per le materie prime e gli effetti di un’inflazione record che si è registrata negli scorsi mesi. Essendo un Paese importatore di materie prime, l’Italia potrà soffrire maggiormente. L’aggravio di costi andrà a colpire famiglie e imprese, costrette a fare i conti con i maggiori costi degli input produttivi. Difficile che i palliativi finora introdotti dal Governo siano sufficienti, anche se il dispiegamento dei fondi del PNRR potrebbe avere un effetto compensativo sulle dinamiche macro. Indubbio, comunque, che l’Italia dovrà accelerare nel processo di diversificazione delle fonti energetiche. Inoltre, dovrà puntare sul potenziamento delle infrastrutture per non trovarsi in situazioni troppo impattanti sulla crescita economica».

Per le banche invece?
«Si… L’altro aspetto riguarda invece gli effetti del rallentamento sul sistema bancario. Un deterioramento macroeconomico indotto dal combinato tra inflazione e conseguenze del conflitto potrebbe portare all’emergere di crediti deteriorati. Le banche dovrebbero tornare a gestire tali crediti dopo i miglioramenti degli scorsi anni. Infine, diventerà necessario per l’Italia, in termini strategici, delineare e definire una politica economica più legata al Mondo “occidentale’’. Dobbiamo considerare il dispiegarsi di blocchi mondiali che hanno portato ad un processo involutivo del processo di globalizzazione economico-finanziaria». E dal Food all’assistenza sanitaria consideriamo quali settori possono essere attrattivi per gli investitori.


Qualche giorno fa è stata divulgata la notizia che alcune famiglie accedono ai risparmi per far fronte al caro energia. Quali sono gli effetti del conflitto sulla vita pratica del cittadino che ha un reddito medio o medio basso?
«L’aumento dei prezzi e dell’inflazione (in Italia, marzo 2022 su marzo 2021 è pari al 6,5%) genera una riduzione immediata del potere di acquisto delle famiglie. Questo riguarda soprattutto i salari fissi medio/bassi, dove è molto difficile nel breve un adeguamento ai nuovi livelli d’inflazione. Ciò si traduce in una minore spesa per beni, anche primari, ed un effetto generalizzato di calo della domanda. I pensionati, con redditi lordi superiori a quattro volte il trattamento minimo, non otterranno adeguamenti completi alla spinta dei prezzi. Per quanto riguarda gli imprenditori, una parte riuscirà a scaricare i maggiori costi delle materie prime sui consumatori, mentre un’altra parte avrà grosse difficoltà e crisi d’impresa».


Dal Food all’assistenza sanitaria, alcuni settori però possono conoscere il decollo. Ci sono anche “opportunità” economiche in periodi come questi? Chi ci guadagna (a parte i produttori di armi)? 
«L’anno è particolarmente “ostile” per molte asset class: azionario e obbligazionario sono state entrambe colpite da drawdown significativi (circa -10/-15% per l’equity, -5%/-10% per i bond). Chi si è avvantaggiato (e sta continuando a farlo) sono i comparti legati alle materie prime e tutti i settori ad essi collegati (auriferi, basic materials, nucleare, infrastrutture energetiche, oil & gas). Per non parlare poi di alcune nicchie letteralmente decollate per le conseguenze del conflitto: non solo i produttori di armi, ma anche chi fa fertilizzanti, dove le aziende del settore hanno visto lievitare le quotazioni così come quelle coinvolte nelle cosiddette “terre rare”, essenziali per l’ambito tecnologico e industriale».

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